MESSAGIO DI NATALE DI SUA SANTITà IL PATRIARCA KIRILL DI MOSCA E DI TUTTA LA RUSSIA

 

 

Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Blog
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Messaggio di Natale di sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus’ agli arcipastori, pastori, monaci e a tutti i fedeli figli della Chiesa Ortodossa Russa.

Amati nel Signore, sacratissimi arcipastori, reverendi presbiteri e diaconi, monaci e monache amati da Dio, cari fratelli e sorelle!

Oggi le nostre chiese si riempiono di persone, venute a glorificare il divino neonato – Cristo il Salvatore, e la sua purissima Madre – la Vergine Maria.

La Natività di Cristo è l’avvenimento centrale di tutta la storia umana. L’uomo ha sempre cercato Dio: eppure in tutta la sua pienezza Dio ha dischiuso se stesso all’uomo solo nell’incarnazione del suo Figlio unigenito. Con la venuta del Figlio di Dio – e Figlio dell’uomo – il mondo ha conosciuto che Dio è amore, e non solo il supremo potere, Dio è misericordia – e non solo il datore della giusta ricompensa, Dio è la fonte della vita e della gioia, e non solo il tremendo giudice; Dio è la santa Trinità, la cui vita per legge interna è lo stesso amore – e non il solitario sovrano del mondo.

Oggi noi celebriamo un avvenimento che ha cambiato in modo radicale tutto il corso della storia umana. Dio entra nella profondità della vita umana, diviene uno di noi, prende su di sé tutto il peso dei nostri peccati, delle incapacità e debolezze umane – e le porta sul Golgota, per liberare gli esseri umani da un fardello insopportabile. Dio da ora non è più in qualche cielo inaccessibile, ma qui, con noi, in mezzo a noi. Ogni volta che durante la celebrazione della Divina Liturgia si pronunciano le parole “Cristo è in mezzo a noi!” – e la risposta “Lo è, e lo sarà”, questa è una viva testimonianza della presenza dello stesso Dio incarnato – Cristo il Salvatore – in mezzo ai suoi fedeli. Ricevendo regolarmente la comunione al suo santo corpo e sangue, sforzandoci di adempiere i suoi comandamenti, noi entriamo in una reale comunicazione con lui, con il nostro Salvatore, e otteniamo la remissione dei peccati.

I credenti in Cristo e i suoi discepoli fedeli sono chiamati a essere testimoni del regno di Dio manifestato in Cristo già nel tempo della vita terrena. Ci è stato affidato un grande onore – di procedere in questo mondo così come ha proceduto il nostro Maestro e Dio, di essere irremovibili, con la potenza di Cristo, nella lotta contro il peccato e il male, di non indebolirci nel compimento zelante di opere buone, di non disperarci nello sforzo quotidiano di trasfigurazione della nostra natura peccatrice nel nuovo uomo di grazia.

Per mezzo di Cristo il Salvatore è stato stabilito un criterio incrollabile, assoluto, di relazione autentica con Dio – il nostro prossimo. Prendendo su di noi le incapacità altrui, condividendo i loro dolori e tristezze, partecipando alla sofferenza di chi è nelle sventure e nelle necessità, adempiamo la legge di Cristo (Gal 6:2) e diveniamo simili al Salvatore, che ha preso su di sé i nostri dolori e ha sopportato le nostre sofferenze (Is 53:4).

È impossibile dimenticarci degli altri in questo giorno pieno di gioia e portatore di luce della Natività di Cristo, quando tutta la creazione viene con meraviglia alla mangiatoia del bimbo divino. Quella grande grazia, che oggi noi riceviamo nelle nostre chiese, deve riversarsi anche su quelli che si trovano fuori dei confini della Chiesa e conducono una vita conforme ai criteri di questo mondo, e non secondo Cristo (Col 2:8) Ma se noi e voi non andiamo loro incontro – questa Buona Novella potrebbe non arrivare a loro; se noi e voi non apriamo il nostro cuore, per condividere la gioia che ci circonda – questa potrebbe non raggiungere mai quelli che non la possiedono, ma che sono pronti a riceverla.

Per mezzo dell’incarnazione del Figlio di Dio la natura umana è innalzata a un livello mai prima raggiunto. Ciascuno di noi non solo è creato “a immagine e somiglianza di Dio”, ma per mezzo di Cristo è pure adottato da Dio: siamo “concittadini dei santi e della famiglia di Dio” (Ef. 2:19). Di questa vicinanza e familiarità con Dio parla anche la preghiera del Signore, in cui ci rivolgiamo al Creatore come al nostro Padre celeste.

Ogni vita umana è senza prezzo: solo per essa è stato pagato il prezzo dell’incarnazione, vita, morte e risurrezione dell’unigenito Figlio di Dio. Tutto ciò ci esorta ancor di più ad avere un’attitudine devota e attenta verso ogni persona, a prescindere da quanto sia diversa da noi. Nel pensiero del santo ierarca Filarete (Drozdov) di Mosca, “L’amore è una partecipazione viva e attiva nella creazione del benessere del prossimo”. A questo amore espresso nei fatti vorrei chiamarvi tutti in questi giorni pieni di gioia della Natività di Cristo: ad amarci, secondo le parole dell’apostolo Paolo, gli uni gli altri di amore fraterno, ad anticipare gli uni gli altri nella stima, a non essere deboli nello zelo, a essere ferventi nello spirito, a servire il Signore! (Rom 12:10-11, Eb 13:16).

Mi congratulo cordialmente con voi nell’occasione della grande festa della Natività di Cristo. Il Dio dell’amore e della pace (2 Cor 13:11) dia al nostro popolo e a ciascuno di noi pace e prosperità nell’anno nuovo.

+ KIRILL, PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS’

Natività di Cristo

2013/2014

Mosca

“Gesu ci ha detto come digiunare: con gioia e senza orgoglio”

Intervista allo ieromonaco Petru (Pruteanu): “Gesù ci ha detto come digiunare: con gioia e senza orgoglio”
 

28 novembre 2013

I cristiani ortodossi di vecchio calendario entrano oggi nel digiuno della Natività del Signore, un periodo che durerà 40 giorni, fino al 6 gennaio. Sul significato di questo periodo della vita di un credente e su come è giusto digiunare ci parla lo ieromonaco Petru (Pruteanu), dottore in teologia ortodossa e sacerdote missionario in Portogallo.

“Adevărul”: Padre, ci spieghi perché è importante mantenere il digiuno e come dovrebbe rispettarlo in modo corretto un buon cristiano.

Ieromonaco Petru (Pruteanu): Digiunare significa riposizionare gli accenti e stabilire un nuovo ordine di priorità nella nostra vita, almeno per brevi periodi di tempo. L’uomo moderno ha una tendenza permantente a preoccuparsi del corpo e a dimenticarsi dell’anima, e il digiuno significa la riduzione delle preoccupazioni per il corpo e una più intensa preoccupazione per l’anima. Alcuni percepiscono il digiuno solo come un regime alimentare più speciale, altri lo considerano una sorta di dieta. La Bibbia e la Chiesa non approvano questo approccio. Il regime alimentare è molto importante e comprende benefici medici e curativi, ma non è un fine in sé. Il digiuno significa astenersi non solo dal cibo, ma anche dalle cattive azioni, dal parlare eccessivo, da ogni tipo di distrazione e piacere, dando più importanza alla preghiera, alla lettura della Bibbia, alla carità e ad altre buone azioni. Senza queste cose, il digiuno è privato di valore e di efficienza.

Che cosa dice la Scrittura a proposito del digiuno? È obbligatorio?

L’idea del digiuno si ritrova spesso nella Scrittura. Anche i primi esseri umani hanno ricevuto nel paradiso un comandamento di digiuno, e sua la violazione ha avuto conseguenze particolarmente gravi per tutta l’umanità. Nell’Antico Testamento, vediamo digiunare Mosè, Elia, Davide e altri profeti, mentre nel Nuovo Testamento Gesù Cristo stesso ci dà l’ esempio del digiuno, che i suoi discepoli seguirono. Nel sesto capitolo del Vangelo di Matteo, Gesù ci dice come digiunare: con gioia e senza orgoglio. Nessuno tra quelli che digiunano ha diritto a condannare coloro che non digiunano, soprattutto perché non conosciamo le cause esatte della mancanza di digiuno del nostro fratello. Ma allo stesso tempo, è particolarmente importante che, oltre agli digiuni volontari e personali che ciascuno può fare nella sua vita (con la benedizione del suo confessore), tutti coloro che sono membri della Chiesa di Cristo (dal battesimo) cerchino di superare le difficoltà e di essere uniti in questo lavoro spirituale comune, e di seguire, in particolare, i digiuni stabiliti dalla Chiesa: la Grande Quaresima, i digiuni della Natività, della Dormizione e dei santi Apostoli oltre ai mercoledì e ai venerdì di tutto l’anno.

In che cosa si distingue dagli altri il digiuno della Natività?

Il digiuno della Natività o “del Natale” si tiene per 40 giorni prima della grande festa della Natività del Signore. Ci ricorda il digiuno dei profeti e dei giusti dell’Antico Testamento, che aspettavano la venuta del Messia, ma prepara anche noi a una più intensa esperienza spirituale di questo evento. Tenendo conto della stagione fredda e del fatto che siamo in attesa di un momento gioioso, il Tipico della Chiesa ha ordinato che questo digiuno sia meno severo, soprattutto per le persone che vivono nel mondo (nei monasteri, tuttavia, è più rigoroso). Non sono proibiti i cibi con olio, tranne il mercoledì e il venerdì (se lo si desidera), e si mangia pesce in tutti i sabati e le domeniche, e nei giorni festivi (come l’Ingresso della Madre di Dio nel tempio, e le feste di sant’Andrea, san Nicola, san Spiridione, ecc.) Quindi è un digiuno più leggero in termini di cibo, ma serve al suo scopo se è completato da un lavoro spirituale adeguato.

Cosa vorrebbe dire a chi teme di ammalarsi a causa di un regime alimentare restrittivo?

Dico loro di non avere paura e di cercare di digiunare. Non dobbiamo temere le prime vertigini che vengono all’inizio del digiuno, perché sono una tentazione del maligno che ha paura del digiuno, ma anche una mancanza di assuefazione dell’organismo. Allo stesso tempo, dobbiamo avere un approccio equilibrato al digiuno alimentare. I bambini, le donne incinte e che allattano, le persone affette da determinate malattie o che lavorano in situazioni particolarmente difficili possono essere esentate parzialmente o totalmente dal digiuno, cercando di astenersi almeno dal mangiare carne. Ma sarebbe bene decidere insieme con il sacerdote, non in base alla loro comprensione. Tenimao a mente che Dio e la Chiesa non vogliono uccidere il corpo umano, ma le sue passioni! Se, per esempio, siamo bramosi di carne e cerchiamo durante il digiuno di sostituirla con salsicce di soia, non abbiamo superato la passione, ma siamo solo divenuti ipocriti. Sei malato e non puoi digiunare secondo tutte le regole? Rinuncia magari a quello che ti piace di più!

Come mangiare in caso di ospitalità, feste di compleanno o eventi sociali per non essere derisi dai non credenti?

In primo luogo, durante il digiuno si dovrebbero evitare i banchetti. La società occidentale ha fatto ammalare anche i moldavi del virus delle feste di compleanno e dei banchetti, per qualsiasi motivo o senza alcun motivo, mentre un cristiano che al battesimo “ha rinunciato a Satana e si è unito a Cristo” dovrebbe essere più attento a ciò che sta accadendo nella sua vita e a come comportarsi in ogni situazione. Se io faccio un determinato digiuno e vado a farmi ospitare da qualcuno che non sa e magari non dovrebbe nemmeno sapere del mio digiuno, allora mangio tutto quello che mi viene messo davanti. Ma se colui che mi ha invitato è un cristiano ortodosso e sa che è un periodo di digiuno, ma lo viola consapevolmente, allora non devo farmi partecipe della sua violazione, e devo o astenermi o non accettare tali inviti. E se ci prendono in giro, dovremmo esserne felici. Vuol dire che siamo sulla strada giusta, perché Cristo ci ha promesso che saremo derisi e disprezzati per il suo nome. Il problema è che la maggior parte dei nostri ortodossi si preoccupa di più di quel che dirà la gente rispetto a quel che dice Dio…

Cosa fare se il nostro partner non mostra comprensione dell’astinenza nel periodo di digiuno? I rapporti sessuali durante questo periodo sono un peccato maggiore rispetto, per esempio, a mangiare cibo non di digiuno o a insultare qualcuno?

In primo luogo, dobbiamo essere chiari con i termini. Il concetto di “partner” non è cristiano e spesso non significa necessariamente un coniuge legittimo, ma piuttosto un amante. Quindi, qualsiasi relazione al di fuori del matrimonio è proibita da Dio, sia che abbia luogo in un periodo di digiuno, sia al di fuori, e due che vivono in questo stato non possono comunicarsi. Ma quando si tratta di rapporti tra i coniugi, dobbiamo procedere con molta saggezza, perché il digiuno coniugale che deve accompagnare quello alimentare è speciale, in quanto coinvolge due persone, e non una sola. San Paolo dice che il digiuno matrimoniale deve essere tenuto “con una buona comprensione di entrambi” e “per un tempo determinato”, e se uno dei coniugi non è d’accordo, l’altro deve essere umile e colmare questa lacuna con altre forme di digiuno. L’ideale sarebbe, comunque, che entrambi i coniugi cerchino di digiunare anche sotto questo punto di vista, e se inciampano, non significa che si tratti di un peccato, ma piuttosto una debolezza su cui devono ancora lavorare spiritualmente…

Molti cristiani da noi sono abituati a digiunare una settimana prima della comunione. Quanto è corretta questa pratica e quanto spesso dobbiamo comunicarci in un periodo di digiuno?

In generale, la comunione non è legata ai periodi di digiuno. Un buon cristiano dovrebbe comunicarsi ogni settimana o almeno una volta al mese. E per comunicarsi al di fuori dei quattro periodi di digiuno è sufficiente digiunare il mercoledì e il venerdì, che sono comunque giorni di digiuno. La raccomandazione della Chiesa a comunicarsi in ogni periodo di digiuno è in realtà un minimo, che a torto è stato visto come una regola. E se qualcuno ancora non lo ha capito o non si sente pronto a comunicarsi fuori dai periodi di digiuno, almeno durante questi periodi dovrebbe farlo più spesso: in ogni domenica, oppure all’inizio, a metà e alla fine. Purtroppo, non ogni parrocchia e ogni prete offrono l’insegnamento e il tempo necessario per preparare le persone a ricevere il corpo e il sangue del Signore. Ma viviamo in tempi in cui dobbiamo lottare e cercare quella chiesa e quel prete a cui possiamo correttamente confessarci e che ci possa consigliare in una vita in cui Cristo è presente in ogni momento, non uno che appare e scompare tre o quattro volte all’anno. Così come noi non mangiamo quattro volte l’anno, allo stesso modo non è sufficiente comunicarsi solo quattro volte all’anno. Così il digiuno dovrebbe essere tenuto integralmente e la comunione dovrebbe essere fatto quanto più frequentemente, sia durante i periodi di digiuno, sia al di fuori di essi. Auguro a tutti voi un digiuno benedetto con molti frutti spirituali!

“Acquisisce lo spirito di pace e migliaia intorno a te saranno salvati”

Che cosa voleva dire san Serafino di Sarov
di padre Stephen Freeman

da pravoslavie.ru

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“Acquisisci lo spirito di pace e a migliaia intorno a te saranno salvati”. Questa è forse la più famosa citazione del grande santo russo, Serafino di Sarov. Molte delle sue icone hanno su di loro questo detto. Non ho mai incontrato nessuno a cui non sia piaciuto. D’altra parte, penso che ci siano molti che non lo capiscono. E capire quello che voleva dire può portarti al cuore stesso dell’Ortodossia.

“Acquisire lo spirito di pace”, suona in modo meraviglioso, e la maggior parte di noi suppone che questo è il frutto dei lunghi anni di rigorosa pratica monastica del grande santo. Senza dubbio molti dei doni di san Serafino si manifestarono in un tal modo potente a causa dei suoi anni di silenzio e di preghiera.

Ma la sua dichiarazione sull’acquisizione dello spirito di pace non è così complicata o misteriosa come qualcuno potrebbe pensare.

Per molti versi si tratta semplicemente di un ampliamento della parabola evangelica dei talenti :

“Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” (Mt 25,14-30).

Questa parabola molto familiare è abbastanza strana. Cristo allude a qualcosa, nell’immaginario dei “talenti” d’argento (o d’oro). Qualunque cosa sia, è stato dato liberamente da amministrare – ma gli amministratori sono tenuti a fare qualcosa con il dono. E’ da restituire, con un profitto.

In primo luogo, la parabola non parla di “talenti” umano come suonare il piano o cose simili. Né si tratta di parlare in pubblico, o anche essere un buon insegnante per i bambini. Non si tratta di capacità. Si tratta di una somma di denaro – ma non è una parabola “finanziaria”, nel senso che Cristo non sta cercando di dirci di essere sicuri e fare soldi.

Si tratta di una parabola sulla grazia, sullo Spirito Santo.

San Serafino, nel suo insegnamento, era quasi grossolano. Diceva ai suoi discepoli di “acquisire lo Spirito Santo”, e usava i paragoni grossolani di un imprenditore che investe il suo denaro per farne di più. Suo padre era un commerciante. Sapeva di cosa stava parlando – ma il suo immaginario era trasposto alla vita spirituale – e descriveva sommamente l’obiettivo come “l’acquisizione dello Spirito Santo. ”

Il problema più grande (che si applica pure alla parabola) allora è: Come possiamo acquisire la grazia – o lo Spirito Santo?

Vi prego di notare che non sto parlando di guadagnare più grazia o di compiere opere al fine di ottenere lo Spirito Santo.

La grazia non è altro che la Vita di Dio. Nei termini teologici adeguati (della Chiesa d’Oriente) la grazia è l’energia divina increata. Ma questo termine, se non è correttamente inteso, può essere del tutto confuso. Preferisco parlare della grazia o della vita stessa di Dio, liberamente data a noi.

In primo luogo, la grazia è un dono. Non devi andare da nessuna parte per ottenere quello che ti è già stato dato. Quello che dobbiamo fare è permettere alla grazia di Dio di operare in noi quello che Dio vuole.

San Paolo esortava: “Vi supplichiamo di non ricevere la grazia di Dio invano!” (2 Corinzi 6:1)

A ognuno di noi (sicuramente al nostro battesimo e alla cresima) è stata data la grazia di Dio per la nostra salvezza – cioè di portare i ​​frutti dello Spirito e per conformarci a immagine di Dio in Cristo. La domanda è: che cosa ne facciamo di questa grazia?

Questa è una domanda particolarmente importante nelle piccole cose della giornata. Preghiamo? Cominciamo la giornata facendoci il segno della Croce prima che i nostri piedi tocchino il pavimento? Quando ci viene la tentazione di brontolare ci asteniamo e invece rendiamo grazie? Condanniamo gli altri, anche se avremmo potuto stare in silenzio? Perdoniamo, anche quando avremmo potuto covare un rancore?

C’è grazia in ciascuna di queste cose e in migliaia di altre. Siamo in grado di acquisirla, perché Dio ce ne ha resi capaci. La grazia che è messa a frutto nella nostra vita produce interessi di grazia. San Serafino non è diventato quello che era attraverso un dono momentaneo, ma attraverso una vita di ascesi e “reinvestendo” la grazia a lui data.

Alcune parole dal grande santo per le piccole cose della giornata :

Non puoi essere troppo cortese, troppo gentile. Evita anche di apparire duro nel tuo trattamento degli altri. Gioia, gioia radiosa, scorre dal volto di colui che dà e suscita gioia nel cuore di chi la riceve.

Ogni condanna viene dal diavolo. Non condannare gli altri… invece di condannare gli altri, sforzati di raggiungere la pace interiore.

Taci, astieniti dal giudizio. Ciò ti farà salire al di sopra delle frecce mortali di calunnie, ingiurie e indignazione e proteggerà il tuo cuore contro ogni male.

Ecco che cosa voleva dire san Serafino.

Uno squardo dall’altra parte dell’oceano

Uno sguardo dall’altra parte dell’oceano
Vladimir Ivanov

pravmir.com, 5 novembre 2013

Intervista con l’arciprete Alexis Duncan, Rettore della Chiesa della Natività della Madre di Dio a Albany, NY, durante la sua visita in Russia nel settembre 2013.

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Circa cinque anni fa, la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia si sono riunificate. È difficile immaginare cosa ci fosse dietro la cronaca ufficiale di questo evento. Eravamo davvero separati? Ci siamo davvero uniti? L’arciprete Alexis Duncan, rettore della chiesa della Natività della Madre di Dio a Albany, NY, è in visita in Russia con una delegazione di giovani. Abbiamo discusso il punto di vista degli affari russi visti da oltre oceano con padre Alexis.

La riunificazione delle Chiese ha incontrato molti ostacoli: il nostro passato sovietico, le differenze teologiche, i conflitti sulla proprietà. Forse ci siamo riunificati troppo presto?

Sì, ricordiamo il danno che l’Unione Sovietica ha fatto alla Chiesa per molti, molti anni. Non è possibile cancellare tutti i problemi e portare guarigione in tutto. Ma a poco a poco, questo si sta verificando… penso che l’unificazione sia stata spiritualmente benefica per entrambe le Chiese. Noi vediamo i progressi nel vostro paese nel suo atteggiamento verso la Chiesa in questi ultimi anni. Ma i problemi restano. Per esempio, notiamo migliaia e migliaia di persone in chiesa durante le festività. Ma nelle piccole chiese, dove probabilmente c’è bisogno di aiuto, ce ne sono molto poche. Abbiamo lo stesso problema all’estero, e questo è un problema per la società. Penso che abbiamo bisogno di cooperare su questo. Abbiamo buoni dipartimenti missionari sia in Russia sia nella Chiesa all’estero.

Molti sono scettici circa le prospettive di sviluppo russo nel XXI secolo. Cosa ne pensa?

A mio parere, la caduta dell’Unione Sovietica, la divisione del mondo ortodosso, è stata una provocazione da parte dell’Occidente. Noi siamo tutti cristiani ortodossi slavi – ucraini, bielorussi, russi, e non vi è alcuna differenza tra noi. La ricostruzione sta cominciando solo ora. Forse con il tempo saremo guariti, coprendo ogni ferita con amore e pazienza. Questo è ciò che speriamo. Il nostro Patriarca Kirill è un uomo molto saggio, per esempio, le sue visite in Ucraina uniscono i cristiani ortodossi, lì è ricevuto come un patriarca. Spero che con l’aiuto di Dio possiamo diventare un mondo ortodosso unificato, passo dopo passo.

Cosa pensa la ROCOR del fatto che gli USA equiparano le unioni omosessuali con i normali matrimoni, e qual è la sua opinione personale come cittadino americano?

Abbiamo ricevuto un decreto ufficiale dal nostro primo ierarca che discute l’impossibilità di riconoscimento di questa legislazione, da un punto di vista umano, e che questo è un atto di sfida al Vangelo. Come pastori, se un uomo o una donna soffrono di questo disturbo, non dobbiamo evitarli, ma essere comprensivi e misericordiosi. Se poi si pentono, noi, come Chiesa, li accettiamo e cerchiamo di aiutarli: questo è un segno di amore divino. Ma, in generale, si tratta di una domanda difficile. Quando ero giovane, mi sentivo di dire di vivere in una nazione cristiana. Ma ora non posso più dirlo. Forse questo è il post-cristianesimo, non so, Dio lo sa. Questo non è un problema specifico per quanto riguarda il riconoscimento del matrimonio omosessuale o qualcosa del genere. È un segno di apostasia da Dio in generale.

Ha mai riflettuto su quanto sono simili e quanto sono diversi americani e russi?

Sono cresciuto durante la guerra fredda tra persone molto religiose. Ora l’America è un mondo diverso. Speravamo che dopo la caduta dell’Unione Sovietica, solo il meglio di ciò che si trova in Occidente sarebbe apparso in Russia. Purtroppo, la Russia ha adottato alcune tra le cose peggiori. In America, mi sembra, non vi è quasi nessuna cultura. Abbiamo buone persone, individualmente, ma l’intera società si comporta a volte terribilmente. Le cose che vediamo in TV… Naturalmente, questo ha un grande effetto sui giovani. Quando ero giovane, la morale esisteva ancora nella società. Ora vivono senza morale. Vediamo lo stesso in Russia. L’ influenza del mondo è molto potente… ci sono tentazioni ovunque. Camminando per le strade di San Pietroburgo, abbiamo visto alcune cose vergognose.

Com’è che lei e i suoi parrocchiani vi sentite con la nuova legge “Dima Jakovlev” della Russia?

Questa per me è una domanda complessa. Sono sempre stato contrario personalmente, penso che sia un grande peccato portare i bambini fuori della Russia: hanno radici ortodosse, ma in America, Francia, Italia, ecc, saranno allevati protestanti o cattolici… Per questo motivo sento che i bambini non dovrebbero essere regalati ad altri paesi. Ma se i bambini sono affidati a una famiglia ortodossa, allora nessuna obiezione…

Molti dicono che la Chiesa dovrebbe cambiare ora per adeguarsi ai tempi. Pensa che la Chiesa abbia bisogno di riforme?

Penso che sarebbe un errore permettere cambiamenti nella Chiesa. La gente cerca coerenza, che è molto importante. Non abbiamo bisogno di modernizzare i nostri insegnamenti. Abbiamo eroi della fede come san Giovanni di Kronstadt, gli anziani di Optina, sant’Ignazio Brjanchaninov, tutti brillanti teologi. Sappiamo che non c’è la fede al di fuori dell’Ortodossia, questo è qualcosa che dovremmo dire chiaramente.

Ci parli dei suoi parrocchiani. Lei è un discendente della prima ondata di immigrati, quelli che sono fuggiti subito dopo la Rivoluzione?

In realtà io non sono russo, sono un vero americano; sono venuto all’Ortodossia per conto mio. Abbiamo molti immigrati recenti dalla Russia nella nostra parrocchia, ma ci sono anche persone della generazione dopo la guerra. Ci sono molti americani, come me, che si sono convertiti all’Ortodossia. I nostri servizi divini sono in lingua slavonica e inglese. Ma ci consideriamo parte della Chiesa ortodossa russa, e cerchiamo di preservare le tradizioni della Russia: i servizi divini e le regole.

La vostra comunità è di grandi dimensioni? Qual è l’età media dei suoi parrocchiani?

Per gli standard americani abbiamo una grande parrocchia, ma per gli standard russi è piccola. La domenica abbiamo circa un centinaio di persone. Teniamo molti servizi divini: i giorni di festa, feste dei grandi santi, durante la Quaresima. Siamo una parrocchia molto attiva. La domenica dopo la Liturgia dobbiamo nella trapeza pranzi aperti a tutti ed eventi giovanili. La nostra parrocchia è come una grande famiglia, siamo tutti molto vicini. Non vi è alcuna differenza tra i vecchi e nuovi immigrati, tra americani e greci, che abbiamo anche nella nostra parrocchia. Questo è un grande dono di Dio.

Qual è il suo rapporto con gli immigrati recenti? Li aiuta ad adattarsi al loro nuovo ambiente?

Certo, noi cerchiamo di aiutare. Se non hanno abbastanza soldi per il cibo, per un appartamento, li aiuteremo in ogni modo possibile. Ma la cosa più importante per loro è far loro sentire che sono amati. A questo proposito non vi è alcuna differenza tra i nuovi immigrati e gli americani. Noi tutti cerchiamo Dio. Certo, abbiamo dei problemi a volte, ma io non percepisco alcuna differenza tra i tipi di parrocchiani.

Che lingua usa per le sue prediche?

L’inglese e il russo. Naturalmente, mi è difficile formulare idee complesse in russo a causa della mia mancanza di conoscenza della lingua, ma cerco di prepararmi in anticipo.

Lei è coinvolto con il progetto conosciuto come Progetto Tikhvin. Come è nata questa idea?

Abbiamo un campo scout dedicato a san Serafino, organizzato 25 anni fa con la benedizione del nostro compianto Metropolita Lavr (che ha lavorato per la riunificazione delle Chiese). Ci sono circa 50 persone nel campo ora. Una volta una ragazza mi ha chiamato da San Pietroburgo e mi ha parlato di un campo giovanile nella città di Tikhvin, forse ci sarebbe piaciuto entrare in contatto con loro? L’idea ci è piaciuta, così l’anno scorso ho portato alcuni giovani al monastero Vvedenskij, sotto la badessa Tavifa, e lì abbiamo fatto dei lavori. Questo ha lasciato una grande impressione sui ragazzi, e penso che sia stato un bene per tutti noi. In America, i bambini vivono nel benessere materiale, quindi è importante per loro vedere un altro mondo. Stavamo in spazi ristretti, e questo è stato un brusco risveglio per tutti. Ma tutti lavoravano, pregavano, ed è diventato un evento spiritualmente benefico. Se è la volontà di Dio, andremo lì ogni anno. Tikhvin è una città antica. Quest’anno abbiamo avuto la fortuna di assistere alla celebrazione dell’icona della Madre di Dio di Tikhvin, insieme con il vescovo Mstislav, il vescovo Nazarij e il vescovo Markell. È stato splendido. Vladyka Mstislav ha servito al Monastero Vvedenskij. È una persona gentile, calorosa. I ragazzi sentivano il suo amore. Quando eravamo insieme in chiesa, ci sentivamo a casa. Questo è molto importante nel far crescere i bambini.

Quando è stato il suo primo viaggio in Russia?

Sette anni fa. Sono andato a San Pietroburgo, Tikhvin, Lodejnoe Pole. Mi sono subito innamorato di San Pietroburgo, e ora la sento come la mia seconda casa.

Che cosa l’ha colpita più di tutto a San Pietroburgo?

La sua bellezza. Amo l’arte e l’architettura, che lì sono meravigliose. Ci sono tanti buoni musei. La città è pulita, si può camminare sicuri, godere dei meravigliosi fiumi e canali. Chiese magnifiche, buoni cori, in generale la cultura della Chiesa viene ristabilita…

Come è arrivato alla fede ortodossa?

La storia è interessante. Immaginate, ero un giovane studente, e sapete che gli studenti sono sempre affamati. Il mio amico era un direttore di coro e mi invitava spesso a partecipare alle funzioni. Ma non avevo alcun interesse, quindi rifiutavo. Una volta mi ha detto che stavano progettando una Liturgia dei Doni Presantificati, e dopo c’era un pranzo libero. Ho accettato, sperando di ottenere un pasto gratuito. Durante la Liturgia ho guardato l’icona di san Giovanni il Precursore e improvvisamente ho sentito il suo sguardo su di me. È stata una sensazione straordinaria. Da allora sono stato un membro della Chiesa. Chiunque mi chiede perché mi sono convertito all’Ortodossia specificamente, in attesa di sentire una storia di ricerca della verità, di lettura di opere teologiche, e io che cosa dico? È divertente…

Come hanno reagito i suoi amici alla sua decisione?

Hanno pensato che fossi pazzo. L’Ortodossia non è una religione facile, si deve applicare un certo ascetismo, digiunare due volte alla settimana e per metà dell’anno. Ma i miei veri amici hanno compreso. Anche mia madre e mio padre sono divenuti ortodossi, ma purtroppo sono morti, e non ho altri parenti in vita, tranne la mia matushka, naturalmente. Ho trovato fraternità spirituale in Russia.

Ci parli di sua moglie. Come vi siete conosciuti? Com’è diventata ortodossa?

Ci siamo incontrati a Chicago; Anja era già ortodossa e cantava nella cattedrale della Protezione della santa Vergine. Io ero uno studente al seminario della santa Trinità. Ci siamo incontrati e presto ci siamo sposati.

Che libri ha letto in gioventù, che possono essere stati d’aiuto nella sua ricerca spirituale, o ha avuto guide spirituali?

La teologia è certamente importante. Ma ho sempre amato leggere le vite dei santi della Russia settentrionale. Un attendente di cella di nome Costantino era vissuto a Londra molto tempo fa, e aveva raccomandato la lettura delle vite dei santi ogni giorno. Penso che questo sia molto importante. È importante leggere La mia vita in Cristo di san Giovanni di Kronstadt. Ricordo un vescovo della Chiesa all’estero che chiedeva a un altro vescovo: se ti trovassi su un’isola deserta, e potessi portarti un solo libro, quale sarebbe? Questi rispose: “La mia vita in Cristo”.

Sante reliquie e icone ad Alessandria

Sante reliquie e icone ad Alessandria

Nel Duomo (chiesa cattedrale cattolica romana) di Alessandria si conservano :

Le reliquie di san Valerio (III sec.), vescovo di Saragozza (Spagna), che patì negli anni della persecuzione dei cristiani.

Nel Duomo si conservano anche altre reliquie e icone cristiane.  Alla nostra richiesta, le autorità del Duomo le espongono per noi alla nostra festa ortodossa dell’Esaltazione della Croce del Signore perché celebriamo un moleben (ufficiatura di venerazione e intercessione) e ci prostriamo a queste grandi reliquie cristiane.