Via dei Guasco, 33, 15121 Alessandria AL
О приходе
Наш приход

История нашего прихода начинается с 2008 года, когда группа православных верующих из города и провинции Александрия выступила с инициативой обратиться к Высокопреосвященнейшему Иннокентию, архиепископу Херсонесскому, управляющему храмами Московского Патриархата в Италии, с просьбой отправить священника в Александрию для совершения богослужения. По благословению Его Высокопреосвященства отец Игуминус Андреа (Вадэ), который в то время был священником прихода Московской Патриархии в Турине, был назначен приходским священником Александрии. Первый праздник Пасхи он отпраздновал в Александрии и долго приезжал к нам, пока не стал основывать православный монастырь Сан-Маманте (мученик Кесарийский, ок. 275 г.) в Тоскане, а также служить православному приходу Пистойи.
В нашем приходе служил и окормлял паству долгие годы отец, священник Виктор Матвеев, который также совершает служение в православном приходе Московского Патриархата в Турине. К сожалению, он мог приезжать к нам только раз в месяц, потому что туринский приход очень многочисленный и все остальное время требует присутствия отца Виктора
Тот факт, что мы не в православной стране, объясняет, почему здесь очень не хватает священников для присмотра за верующими. Поэтому мы очень были рады возможности совершать Литургию, пусть и только раз в месяц.
В ноябре 2018 года по благословению епископа Богородского,Викария Патриаршего экзарха в Западной Европе Амвросия ,в наш приход был поставлен на служение настоятелем, протоиерей Георгий .На тот момент мы находились в одном католическом приходе,где нам разрешали совершать богослужения после католиков. Отец Георгий понимал что нашему приходу нужна своя церковь и пытался договориться с католическим епископатом, чтобы нам предоставили хоть какую-нибудь церквушку,но нам не давали из-за того что наш приход был малочисленным,и потом Божьим промыслом ,батюшке Георгию предложили эту церковь. Она принадлежит итальянской семье Pozzi-Campanella,(с подробной историей этой церковью я опишу в отдельной рубрике “О Храме”). И 2 марта 2019 года мы переехали в эту церковь.3 марта совершили первую Божественную Литургию.,а 9 марта начался локдаун в канун начала Великого поста.Отец Георгий совершал весь пост служение в нашей церкви ему в этом помогали малое количество прихожан ,которые несмотря ни на что приходили и молились в храме . Отец Георгий был вынужден по семейным обстоятельствам вернуться в Молдавию в октябре 2021. И снова нашему приходу Бог послал испытание в вере. Мы попросили благословения у Батюшки совершать служение мирским чином ,и было очень нелегко ,особенно в начале . Но Бог даёт и силы и возможность преодолеть любые испытания,когда мы остались без священника ,это сплотило и обьеденило еще больше нас всех в молитве ,и спустя 3 месяца к нам приехал протоиерей Сергий ,который на данный момент ,и окормляет наш приход.
Слава Богу за все!
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Несколько слов о городе Александрии, где находится наш приход.
Город Алессандрия расположен в Северной Италии, в регионе Пьемонт, на берегу реки Танаро, в 90 км к юго-востоку от Турина и в 90 км к югу от Милана.
Александрия была основана в 1168 году. В 1170 году здесь была построена первая церковь.
Orari di funzioni
Divina Liturgia ogni Domenica
Orari :le ore terza e sesta -9.00
Inizio Liturgia-10.00
Venerdì:acatisto Pantanassa-14.00
Sabato:serale -14.00
Genova: il cammino di padre Giovanni verso l’Ortodo | ||
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il sacerdote Giovanni La Micela Genova è un’antica città italiana situata sulle rive del Mar Ligure. la città è conosciuta come il più grande porto d’Italia. I suoi dintorni sono famosi per il loro clima mite e le splendide spiagge; ospita anche uno dei migliori acquari d’Europa. I genovesi, come gli altri italiani, sono in gran parte cattolici romani. A Genova ci sono chiese ortodosse di tre giurisdizioni: del Patriarcato Ecumenico, di quello di Romania e di quello di Mosca. La più grande chiesa (come quasi ovunque in Italia) è quella romena. Alla chiesa del Patriarcato Ecumenico vanno per lo più greci locali (la chiesa greca di Genova è stata la prima a essere fondata). La chiesa più diversifcata etnicamente e, a quanto pare, più missionaria è quella del Patriarcato di Mosca. Il rettore della chiesa – l’arciprete Giovanni La Micela – è un italiano nativo che è giunto all’Ortodossia per mezzo di una complessa ricerca spirituale. Padre Giovanni La Micela è nato a Genova. È stato battezzato nel cattolicesimo romano, ma da adolescente si è allontanato dalla chiesa; per qualche tempo ha adottato anche un punto di vista ateo. È entrato nell’Ortodossia nel 1989. Nel 2000 è stato ordinato sacerdote; dallo stesso anno è rettore della chiesa della Trasfigurazione a Genova. Genova Sono arrivato a Genova da Torino, dove avevo partecipato a un evento accademico. La mattina ho fatto conoscenza con la città, e la sera sono andato ad incontrare batjushka. Mentre padre Giovanni mi raccontava la sua storia, nella mia mente si profilava un quadro completo di come un genovese è diventato prete ortodosso. Un quadro impressionante – come un uomo nato nel nord Italia in una famiglia cattolica, ha fatto un percorso dalla confessione di fede romana fino a ricevere il sacerdozio nella Chiesa ortodossa. Vicoli genovesi Era rimasto disilluso dal cattolicesimo attorno ai 12 anni. Inoltre, nella sua anima ha fatto irruzione il vuoto opprimente dell’ateismo. Gli sembrava che il mondo non avesse senso, ma allo stesso tempo, nella mente del futuro sacerdote si è chiaramente formata un’idea: c’è qualcosa che dà a un essere umano l’entusiasmo; è ciò che lo fa vivere. Giovanni ha iniziato a cercare il significato di quest’idea; si è rivolto a varie dottrine politiche, si è interessato alle religioni orientali. Ha studiato, si è guardato attorno, ma non è andato a fondo, dal momento che ha scoperto che a un certo punto non c’è nient’altro che un vuoto spirituale. Tutto era freddo e non lo riscaldava; tutto sembrava privo di vero significato e di ispirazione. Poi il futuro pastore ha affrontato un testo sulla storia delle religioni, che si occupava anche di cristianesimo. La presentazione del materiale era abbastanza obiettiva. – In quel libro era scritto che i cristiani ortodossi sono gli unici che hanno mantenuto la tradizione apostolica – dice padre Giovanni. – Quella era la cosa più interessante, che fino a quel momento ignoravo. Dopo la lettura, mi sono reso conto quanto ero andato lontano nella mia ricerca, non sapendo che la verità era molto vicina. Poi ho iniziato a imparare di più sull’Ortodossia, convincendomi della sua verità. E una domenica sono andato a una funzione in una chiesa ortodossa di Genova. Era la chiesa della Trasfigurazione, nella giurisdizione della Chiesa russa all’Estero. A quel tempo, serviva come sacerdote padre Ambrogio Bozzo, un italiano (oggi padre Ambrogio è missionario nella Repubblica Dominicana, ma, purtroppo, in una giurisdizione non canonica). La funzione mi ha colpito per la sua semplicità: non c’era il coro, molti canti erano recitati; a quel tempo c’era una carenza acuta di libri liturgici. Padre Ambrogio serviva in italiano e in slavonico ecclesiastico, ma la Liturgia risuonava in modo che molti fedeli non notavano il tempo. Tra di loro c’era anche Giovanni. – Il tempo era scomparso, semplicemente non esisteva – ricorda padre Giovanni. – Io vivevo la Liturgia. Arrivando prima della funzione, attendevo il sacerdote all’ingresso della chiesa. Solo perché avevo paura di perdere l’inizio della funzione, l’inizio di tutto. Le funzioni ortodosse, la vita ortodossa mi sollevavano e mi portavano con loro… Io non chiedevo nulla, ma alla fine il padre Ambrogio stesso mi ha detto che saremmo andati a Bologna a farmi battezzare. E così è accaduto, e sono stato battezzato nella Chiesa ortodossa nel gennaio del 1989. I parenti più stretti di padre Giovanni hanno reagito alla sua decisione abbastanza tranquillamente. Al lavoro, c’è stato un piccolo miracolo: i colleghi, sapendo della decisione di Giovanni, gli hanno fatto un regalo, e hanno presentato al futuro sacerdote… una talare. Perché – a quel tempo lui non riusciva a capirlo. Soprattutto perché il percorso verso il sacerdozio di Padre Giovanni non era noto in anticipo, e perché la comunità in cui è stato introdotto nell’Ortodossia ha sperimentato molte difficoltà. Fondata nel 1980, ha in seguito cambiato diverse giurisdizioni, e nel 1994 è stata trasferita al non canonico “patriarcato di Kiev”. Uno dei “vescovi” di quel “patriarcato” ha ordinato Giovanni al sacerdozio. Sei anni dopo, la parrocchia della Trasfigurazione del Signore, secondo il desiderio unanime dei credenti, ha lasciato gli scismatici e si è trasferita alla giurisdizione di Mosca. Padre Giovanni ha ricevuto l’ordinazione canonica dall’arcivescovo Innocenzo (Vasiliev) di Korsun. Non poteva essere altrimenti, perché i canoni non consentono di prendere “nel rango esistente” un sacerdote che ha ottenuto il suo rango dagli scismatici. Genova. Altare con le reliquie di san Giovanni Battista nella cattedrale di san Lorenzo Già prima di questi eventi il sacerdote Ambrogio Bozzo è partito per la Repubblica Domenicana (a metà degli anni ’90), così sulle spalle di padre Giovanni è ricaduto tutto il lavoro della vita parrocchiale. Per molti anni, la comunità ha pregato in un piccolo locale sulla Salita della Seta, e solo alla fine del 2012 si è trasferita nella chiesa di san Giorgio, in locali messi a disposizione dai cattolici. Questo è stato fatto per motivi pratici: il numero di parrocchiani ha superato di gran lunga la capacità della vecchia chiesa. Per molto tempo Genova ha avuto due parrocchie ortodosse: quella russa e quella greca. La chiesa della Trasfigurazione è diventata una patria per ortodossi di nazionalità diverse – russi, bulgari, polacchi, italiani. Vi andavano anche i romeni fino all’apertura nel 2000 della chiesa romena a Genova. Oggi nella parrocchia prevalgono ucraini e moldavi, ci sono anche russi, italiani e altre nazionalità. Secondo padre Giovanni, nonostante il numero impressionante di chiese romene, le parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia stanno assumendo un ruolo missionario sempre più importante. – A volte si ha la sensazione che la chiesa romena non veda particolarmente la differenza tra Ortodossia e Cattolicesimo romano, e se la vede, non le presta attenzione – dice padre Giovanni. – Noi invece sottolineiamo che la nostra fede è la fede dei nostri padri. E se da noi arriva un italiano, gli permettiamo di partecipare alla funzione, fornendogli libri, opuscoli, dandogli il benvenuto a tornare alla Liturgia seguente. Io stesso sono italiano e ritengo di essere ritornato all’Ortodossia. Qui tutti i santi padri erano ortodossi. Grazie alla Chiesa ortodossa russa nella nostra terra è arrivata ancora una volta la fede dei nostri santi padri. il sacerdote Marian (Mario) Selvini Secondo il mio interlocutore, gli italiani continuano a venire all’Ortodossia, e per ragioni molto diverse. Per esempio, un’insegnante – Loretta – è giunta alla vera fede attraverso un suo studente georgiano, che l’ha introdotta all’Ortodossia. Franco, un italiano, ha imparato a conoscere l’Ortodossia dai suoi amici russi. Il sacerdote Marian (Mario) Selvini (ordinato nel dicembre 2013) è venuto a conoscenza dell’Ortodossia come fede apostolica grazie a padre Ambrogio Bozzo. Mario è diventato ortodosso nel 1992, quando aveva 19 anni. Oggi a capo della parrocchia della Trasfigurazione vi sono italiani autoctoni – i sacerdoti Giovanni e Marian. Ma nelle funzioni, insieme con l’italiano, si sentono anche lo slavonico ecclesiastico e il romeno. Entrambi i preti compiono il loro ministero nel loro tempo libero – fino a quando la comunità potrà mantenere il clero. Ma i sacerdoti italiani zelanti nel servizio collegato all’altruismo e a un genuino spirito missionario, offrono speranze per un buon futuro della parrocchia – anche a fronte di una crescente secolarismo e un complesso ambiente cattolico. |
Patriarca Kirill:il mio cuore con L’Ucraina
DICHIARAZIONE DEL PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS’ KIRILL IN SEGUITO ALLE RECRUDESCENZE DEL CONFLITTO CIVILE IN UCRAINA
In Ucraina viene ancora versato sangue. Gli scontri nella regione di Donetsk e i tragici avvenimenti a Odessa hanno causato la morte di decine di persone e l’ulteriore destabilizzazione della situazione del Paese. Molti sono nella disperazione, temono per la propria vita e quella dei cari.
In questo tempo difficilissimo il mio cuore è con l’Ucraina, con ogni suo figlio e figlia che attraversa dolore, sofferenza, turbamento, indignazione, disperazione. Prego per il riposo di quanti sono rimasti vittime dello spargimento di sangue, per la salvezza delle vite in pericolo e la pronta guarigione dei feriti. La mia fervida preghiera si eleva anche per il risanamento del Paese, la rappacificazione delle parti in conflitto, perché cessi ogni spargimento di sangue e la violenza finisca per sempre.
La responsabilità per quanto sta ora accadendo è innanzitutto di quanti fanno ricorso alla violenza anziché al dialogo. Particolare preoccupazione suscita l’uso della tecnica da guerra pesante in un conflitto civile. Spesso l’uso della forza è causato dal radicalismo politico e dalla violazione del diritto dei cittadini di poter esprimere le proprie opinioni.
Nelle condizioni in cui oggi vive l’Ucraina non si può dichiarare come unica possibile e obbligatoria per tutti quella che costituisce solo una delle posizioni politiche. Ciò è fatale per il Paese. Sono convinto che è necessario rinunciare una volta per tutte ai tentativi di imporre il proprio punto di vista con la forza. Esorto tutte le parti ad astenersi dall’uso delle armi e a risolvere tutte le questioni aperte attraverso i negoziati. L’Ucraina necessita a breve tempo, almeno, di un armistizio, a lungo termine di una pace solida e incontrastabile.
L’Ucraina può guarire e incamminarsi sulla strada della creazione di una vita degna per i propri cittadini solo se sarà una casa comune per persone di convinzioni politiche differenti, anche diametralmente opposte. Al dialogo non c’è alternativa. Occorre, finché questa possibilità sussiste ancora, sapersi ascoltare reciprocamente e cercare non soltanto di superare le contraddizioni esistenti, ma di rinnovare la fedeltà ai valori spirituali e morali cristiani che hanno formato il popolo dell’Ucraina e lo hanno arricchito di saggezza e amore per il diritto. Sono certo che proprio questi valori possono aiutare oggi a trovare la via verso la pace e la giustizia, senza le quali è impensabile un avvenire degno per il Paese.
Dio grande e uno: custodisci la Rus’-Ucraina!
+ Kirill,
Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’
Messaggio di Natale del Patriarca Kirill
Messaggio di Natale del Patriarca Kirill
Messaggio di Natale di sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus’ agli arcipastori, pastori, monaci e a tutti i fedeli figli della Chiesa Ortodossa Russa.
Amati nel Signore, sacratissimi arcipastori, reverendi presbiteri e diaconi, monaci e monache amati da Dio, cari fratelli e sorelle!
Oggi le nostre chiese si riempiono di persone, venute a glorificare il divino neonato – Cristo il Salvatore, e la sua purissima Madre – la Vergine Maria.
La Natività di Cristo è l’avvenimento centrale di tutta la storia umana. L’uomo ha sempre cercato Dio: eppure in tutta la sua pienezza Dio ha dischiuso se stesso all’uomo solo nell’incarnazione del suo Figlio unigenito. Con la venuta del Figlio di Dio – e Figlio dell’uomo – il mondo ha conosciuto che Dio è amore, e non solo il supremo potere, Dio è misericordia – e non solo il datore della giusta ricompensa, Dio è la fonte della vita e della gioia, e non solo il tremendo giudice; Dio è la santa Trinità, la cui vita per legge interna è lo stesso amore – e non il solitario sovrano del mondo.
Oggi noi celebriamo un avvenimento che ha cambiato in modo radicale tutto il corso della storia umana. Dio entra nella profondità della vita umana, diviene uno di noi, prende su di sé tutto il peso dei nostri peccati, delle incapacità e debolezze umane – e le porta sul Golgota, per liberare gli esseri umani da un fardello insopportabile. Dio da ora non è più in qualche cielo inaccessibile, ma qui, con noi, in mezzo a noi. Ogni volta che durante la celebrazione della Divina Liturgia si pronunciano le parole “Cristo è in mezzo a noi!” – e la risposta “Lo è, e lo sarà”, questa è una viva testimonianza della presenza dello stesso Dio incarnato – Cristo il Salvatore – in mezzo ai suoi fedeli. Ricevendo regolarmente la comunione al suo santo corpo e sangue, sforzandoci di adempiere i suoi comandamenti, noi entriamo in una reale comunicazione con lui, con il nostro Salvatore, e otteniamo la remissione dei peccati.
I credenti in Cristo e i suoi discepoli fedeli sono chiamati a essere testimoni del regno di Dio manifestato in Cristo già nel tempo della vita terrena. Ci è stato affidato un grande onore – di procedere in questo mondo così come ha proceduto il nostro Maestro e Dio, di essere irremovibili, con la potenza di Cristo, nella lotta contro il peccato e il male, di non indebolirci nel compimento zelante di opere buone, di non disperarci nello sforzo quotidiano di trasfigurazione della nostra natura peccatrice nel nuovo uomo di grazia.
Per mezzo di Cristo il Salvatore è stato stabilito un criterio incrollabile, assoluto, di relazione autentica con Dio – il nostro prossimo. Prendendo su di noi le incapacità altrui, condividendo i loro dolori e tristezze, partecipando alla sofferenza di chi è nelle sventure e nelle necessità, adempiamo la legge di Cristo (Gal 6:2) e diveniamo simili al Salvatore, che ha preso su di sé i nostri dolori e ha sopportato le nostre sofferenze (Is 53:4).
È impossibile dimenticarci degli altri in questo giorno pieno di gioia e portatore di luce della Natività di Cristo, quando tutta la creazione viene con meraviglia alla mangiatoia del bimbo divino. Quella grande grazia, che oggi noi riceviamo nelle nostre chiese, deve riversarsi anche su quelli che si trovano fuori dei confini della Chiesa e conducono una vita conforme ai criteri di questo mondo, e non secondo Cristo (Col 2:8) Ma se noi e voi non andiamo loro incontro – questa Buona Novella potrebbe non arrivare a loro; se noi e voi non apriamo il nostro cuore, per condividere la gioia che ci circonda – questa potrebbe non raggiungere mai quelli che non la possiedono, ma che sono pronti a riceverla.
Per mezzo dell’incarnazione del Figlio di Dio la natura umana è innalzata a un livello mai prima raggiunto. Ciascuno di noi non solo è creato “a immagine e somiglianza di Dio”, ma per mezzo di Cristo è pure adottato da Dio: siamo “concittadini dei santi e della famiglia di Dio” (Ef. 2:19). Di questa vicinanza e familiarità con Dio parla anche la preghiera del Signore, in cui ci rivolgiamo al Creatore come al nostro Padre celeste.
Ogni vita umana è senza prezzo: solo per essa è stato pagato il prezzo dell’incarnazione, vita, morte e risurrezione dell’unigenito Figlio di Dio. Tutto ciò ci esorta ancor di più ad avere un’attitudine devota e attenta verso ogni persona, a prescindere da quanto sia diversa da noi. Nel pensiero del santo ierarca Filarete (Drozdov) di Mosca, “L’amore è una partecipazione viva e attiva nella creazione del benessere del prossimo”. A questo amore espresso nei fatti vorrei chiamarvi tutti in questi giorni pieni di gioia della Natività di Cristo: ad amarci, secondo le parole dell’apostolo Paolo, gli uni gli altri di amore fraterno, ad anticipare gli uni gli altri nella stima, a non essere deboli nello zelo, a essere ferventi nello spirito, a servire il Signore! (Rom 12:10-11, Eb 13:16).
Mi congratulo cordialmente con voi nell’occasione della grande festa della Natività di Cristo. Il Dio dell’amore e della pace (2 Cor 13:11) dia al nostro popolo e a ciascuno di noi pace e prosperità nell’anno nuovo.
+ KIRILL, PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS’
Natività di Cristo
Mosca
*Traduzione curata dalla Parrocchia San Massimo di Torino
Moleben di Patriarca Kirill per il nuovo anno
Al Moleben per il nuovo anno, il patriarca Kirill ha pregato per la Russia, per l’Ucraina e per tutta la Rus’ storica |
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DOMANDE E RISPOSTE SUL DIGIUNO DELLA NATIVITA
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Due punti importanti del conflitto in corso
Due punti importanti del conflitto in corso
dal blog The Vineyard of the Saker, 6 agosto 2014
La situazione militare della Novorossija
Ci sono di fatto due racconti mutuamente esclusivi della situazione. Gli ucraini dicono che
stanno per sconfiggere la resistenza, come dice anche la maggior parte dei media
generalisti; la resistenza sta riportando ingenti perdite ucraine. Un commentatore ha
chiesto come siano possibili tali perdite se la resistenza non recupera alcun territorio. In
realtà, questa contraddizione è solo apparente. Ecco cosa succede:
1) La resistenza è numericamente piccola. Troppo piccola per tenere contemporaneamente
tutto il “fronte”. In un unico luogo, il calderone del sud, è riuscita a mettere gli ucraini con
le spalle al muro, ma solo grazie al fatto che gli ucraini sono a corto di munizioni e che la
resistenza ha abbastanza armi e mine per impedire loro di ritirarsi. Ma anche lì la resistenza
non ha massa militare sufficiente a tentare un assalto. Per la resistenza ogni soldato conta,
non solo per ovvie ragioni di decenza, ma anche perché se perdesse soldati al tasso con cui
li perde la giunta, perderebbe rapidamente tutta la guerra.
2) La resistenza manca di potenza di fuoco e di mezzi corazzati. Questo aspetto sta
migliorando, ma la resistenza non ha ancora quello che serve per tentare un’offensiva o
addirittura per coinvolgere le forze della giunta in campo aperto.
La giunta è pienamente consapevole di questi fatti e sfrutta queste debolezze con le
seguenti tattiche:
i. attaccare sempre su tutti i fronti contemporaneamente
ii. utilizzare grandi formazioni corazzate
iii. utilizzare potenza di fuoco a lungo raggio (artiglieria)
iv. attaccare i civili per terrorizzare e indebolire la determinazione
La resistenza è quindi costretta a effettuare le seguenti operazioni:
i. spostare rapidamente l’artiglieria da una posizione a un’altra
ii. impegnarsi in tattiche di agguato, attacchi sui fianchi, ritirate false
iii. cercare di attirare le forze della giunta in sacche di fuoco incrociato e tagliarle fuori
1iv. usare molte piccole unità di ricognizione
In una certa misura questa potrebbe essere paragonata a una lotta tra un orso e uno sciame
di api, in cui nessuna delle due parti è realmente capace di una netta vittoria contro l’altra.
La giunta ha chiaramente un enorme vantaggio numerico ed è lungi dall’aver esaurito la
maggior parte delle sue risorse teoriche di mezzi o di uomini. Quello che manca è la
combinazione di uomini motivati e qualificati in grado di tentare un sofisticato assalto
urbano e di coinvolgere la resistenza sul suo stesso terreno.
Tenete a mente che la quasi totalità della macchina repressiva ucraina (militari, squadre del
terrore degli oligarchi, guardia nazionale, mercenari stranieri) è ora impegnata nel Donbass
e che l’unica ragione per cui questo è possibile è una vergognosa, scioccante mancanza di
resistenza da parte del resto dell’Ucraina. Questa potrebbe cambiare quando le forniture di
base inizieranno a mancare e arriveranno i primi freddi. Scommetto che gli stessi ucraini
che non si preoccupano affatto che i loro concittadini siano assassinati ogni giorno da una
giunta nazista, troveranno in se stessi una totale nuova determinazione a resistere, non
appena cominceranno ad avere fame. Mi dispiace di dovere presentare questa realtà
vergognosa, ma semplicemente non può essere ignorata. Così la resistenza della
Novorossija ha bisogno di accovacciarsi e mantenere le sue fortificazioni quanto meglio può,
fino a quando il resto degli ucraini si renderà conto che la giunta nazista fa schifo anche a
loro.
Il trattamento compassionevole dei soldati ucraini da parte della Russia: una scelta
di civiltà
Devo dire che sono rimasto scioccato dal numero di commenti che condannano il
comportamento russo come stupido, ingenuo o altrimenti fuorviante. Poi ho capito che è
tutta una questione di presentazione. Se diciamo “i russi stanno dando conforto, aiuto e
sostegno ai criminali di guerra nazisti che hanno massacrato la popolazione innocente del
Donbass”, questo sembra davvero pazzesco. Ma questo è un totale errore di
rappresentazione di ciò che è avvenuto. In primo luogo, le forze nel “calderone del sud” sono
di fanteria leggera, paracadutisti e forze speciali. Non sono squadroni della morte nazisti. In
secondo luogo, sono stati inviati dietro ordini, spesso con minacce a loro e /o alle loro
famiglie. In terzo luogo, hanno mostrato una grande quantità di coraggio personale,
rimanendo bloccati senza cibo, munizioni o sostegno per settimane, sotto colpi di artiglieria
quasi continui da tutti i lati, e poca o nessuna speranza di salvataggio. Ma soprattutto, e
questo è ciò che molte persone non capiscono e non per colpa loro, questi ragazzi sono russi
tanto quanto i russi della Russia o i russi della Novorossija. Cercate di comprendere che solo
una piccola minoranza della popolazione ucraina è in realtà composta da psicopatici folli
come Ljashko o da feccia corrotta come Poroshenko. Nella stragrande maggioranza gli
ucraini sono veramente russi culturalmente. Certo, alcuni parlano ucraino e una maggior
parte di loro si sente anche ucraina, ma nello stesso modo in cui un bavarese si sente
bavarese o un californiano si sente californiano: certo non anti-tedesco o anti-americano.
Così, quando i soldati russi li vedono, vedono i loro simili. Questo è molto difficile da
descrivere o spiegare, ma è così. Certo, questi soldati russi pensano “e ora che cosa avete
ottenuto?” e “adesso vi piace la vostra fottuta Ucraina indipendente?”, ma per lo più sono
dispiaciuti per loro e vogliono mostrare loro un volto umano, compassionevole e,
2francamente, fraterno.
Ieri ho visto un video di un gruppo di ucraini che attraversavano il confine per arrendersi
alle guardie di frontiera russe. Qualcuno stava registrando su un telefono e ha chiesto a uno
di loro, un militare professionista con 10 anni di servizio, perché aveva deciso di arrendersi.
Ascoltando questo ufficiale ucraino che parlava, anch’io sentivo che stava parlando era uno
della mia gente, un altro russo finito in una situazione terribile, ma non uno a cui volessi
fare alcun male. Non ho visto un Ljashko o un Poroshenko. Ho visto un fratello confuso.
Tenete a mente che molti dei soldati russi che accoglievano i disertori ucraini sono quegli
stessi che, una notte, per rappresaglia li hanno bombardati a tappeto proprio oltre il (molto
teorico) confine. Quindi non è che la Russia è impazzita e si è messa ad accogliere con fiori
e abbracci coloro che oggettivamente si battono per la giunta. Se resistono, i russi li
uccideranno. E tutti i veri nazisti non hanno alcuna speranza di misericordia da parte dei
russi. Ma i nazisti sono una piccola minoranza degli ucraini. Per la maggior parte sono
semplicemente persone ignoranti, che hanno subito un lavaggio del cervello, forse
zombificati, ma tuttora persone degne di compassione, una volta che hanno deposto le armi.
Basta guardare questa foto:
Io preferirei vedere questo, piuttosto che un carcere umiliante o un’esecuzione sommaria.
Ancora una cosa: l’Ucraina, in particolare quella dominata dalla giunta nazista, che io
chiamo “Banderastan”, si è sempre nutrita di odio. Odio per i cristiani ortodossi, in primo
luogo, ma anche odio per i polacchi, gli ebrei e i tedeschi. Odio per l’Unione Sovietica e poi
per tutto quanto è russo. E oggi, quando ascolto le insane sciocchezze vomitate dalle
principali figure politiche ucraine, sono impressionato da quanto sia stupida e odiosa questa
mentalità russofoba. E guardate il comportamento di questi nazionalisti: dai poliziotti
bruciati, all’utilizzo di cecchini provocatori sul Maidan, al tradimento di ogni promessa o
accordo firmato, ai massacri a Odessa e Mariupol, all’uso di fosforo bianco e missili balistici
contro i civili, in ogni passo dei suoi sei mesi di esistenza questo Banderastan è stato orrido,
vile, patetico, incivile, disonesto, crudele, ipocrita, senza scrupoli e semplicemente maligno.
È fondamentale che la Russia sconfigga questo abominio non solo con la forza delle armi,
ma anche moralmente, ma senza agire come farebbero gli ucroidi. Alla fine, si tratta di una
3scelta di civiltà, un’ideologia materialista piena di odio e di totale amoralità, contro una
civiltà cristiana ortodossa che vuole sostenere qualcosa di più del tasso di scambio del rublo
o di un ingresso senza visto nell’Unione Europea. Ancora una volta, userò due foto per
illustrare il mio punto:
Banderastan
4Novorossija
La lotta contro l’Impero non può essere solo e strettamente limitata al campo di battaglia.
Significa anche rifiutare la modalità imperiale di operare, i suoi valori e il suo
comportamento. Non possiamo resistere a un impero di cui accettiamo le norme e i valori.
Pertanto, è essenziale che ciascuno di noi adotti un codice di condotta antico o ne sviluppi
uno nuovo. Per la Russia, questo significa un ritorno a un codice d’onore cristiano ortodosso
o islamico, che comprende non solo questioni come la pietà e la moralità personale, ma
anche come affrontare un nemico sconfitto o un fratello ingannato e confuso. In termini
cristiani, ciò significa che una fede corretta (ortodossia) deve essere combinata con un
comportamento corretto (ortoprassi) (sono sicuro che anche l’islam ha gli stessi requisiti).
Per un paese che in un passato non troppo lontano ha inflitto qualche trattamento orribile e
disumano ai suoi prigionieri di guerra (i tedeschi dopo la seconda guerra mondiale), è
un’importante vittoria morale aver abbandonato quella cultura della punizione sostituendola
con una cultura della compassione.
Saker
Contatti
Parrocchia ortodossa di San Nicola (parrocchie ortodosse in Italia)
Patriarcato di Mosca,
Sacerdote Padre Sergij (+39 391 795 7172)
Domenico 3392480256
E-mail: alessandria_ortodox@yahoo.com