Dove dovremmo ascendere? Sacerdote Dmitrij Shishkin

 
Dove dovremmo ascendere?
Sacerdote Dmitrij Shishkin

 

Il Signore ha abitato sulla terra per quaranta giorni dopo la sua risurrezione. Ma non è rimasto con i discepoli di continuo: è apparso e ha parlato con loro di tanto in tanto, a volte in un’altra forma, per cui gli apostoli non potevano esteriormente riconoscere il loro maestro (Marco 16:12). Così, sulla strada di Emmaus i discepoli riconobbero il Signore solo alla frazione del pane, lamentandosi poi di non aver dato ascolto alla voce del loro cuore che ardeva mentre Gesù parlava con loro lungo la strada. Il Signore, per così dire, ha abituato gli Apostoli a un altro tipo di comunicazione, non come quando parlava e li esortava direttamente, ma una comunicazione trasfigurata e più alta in spirito e verità (Giovanni 4:23).

La vita terrena non può andare avanti per sempre; non è l’obiettivo delle nostre aspirazioni. Noi siamo solo ospiti e vagabondi qui, mentre compiamo la nostra processione verso l’eternità. Ora, quaranta giorni dopo la sua risurrezione, il Signore ci mostra il percorso di questa ascesa attraverso la sua sscensione.

A quanto sembra, il Signore avrebbe potuto semplicemente scomparire, una volta che si era separato dai discepoli, svanendo improvvisamemente nell’aria. Ma ha comandato ai suoi discepoli di salire sul Monte degli Ulivi, dove si è presentato a loro prima di ascendere. Immaginate i discepoli in piedi con la testa rovesciata all’indietro, dimentichi di ogni cosa terrena, che guardano estasiati verso il cielo. Probabilmente non hanno potuto né disperdersi né staccare i loro occhi dal cielo per molto tempo…

Penso che ci sia un significato nascosto, più profondo in questa ascesa, in questo sforzo totale verso l’alto. I cieli spirituali non sono situati, ovviamente, sopra le nostre teste. Dopo tutto, il Signore, non è salito nel cosmo, dove i cosmonauti in seguito “non lo hanno visto”, ma in altre altezze insondabili – nel regno che è “dentro di noi.” Ma questa differenza con la nostra consueta vita orizzontale si esprime verso l’esterno attraverso un’ascensione verso l’alto, come un promemoria che abbiamo bisogno di sforzarci di andare in alto verso Dio.

Ascensione del Signore

Noi tutti dobbiamo elevarci al di sopra della vanità, al di sopra dell’agitazione, al di sopra delle preoccupazioni quotidiane, e scavalcare le nostre paure umane – la paura, in generale, è falsa – che ci ripetono: “Ma quali preghiere? Ma quale ascensione? Guardatevi intorno: dovete affondare i denti in questo firmamento terrestre, scavarlo con le vostre unghie, per vivere, per esistere, per riprendere il vostro posto sotto il sole!” Questo è un sentimento perfettamente naturale. Ma c’è un motivo per cui l’apostolo Paolo ha detto che l’uomo naturale non eredita ciò che viene dallo Spirito di Dio. Ciò che è “naturale” per noi si trova in conflitto inconciliabile con la chiamata “soprannaturale” alla perfezione.

Il Signore ci dice: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia (Matteo 6:33). Quanto a quello che mangerete o berrete, o come vi vestirete, tutto questo vi sarà dato in aggiunta. Ma noi facciamo esattamente il contrario: siamo costantemente e diligentemente in cerca di cosa mangiare, cosa bere e come essere vestiti. Ma quanto al Regno di Dio – ebbene, pensiamo, ci sarà in qualche modo dato in aggiunta… Ahimè! Giriamo il comandamento di Dio sottosopra senza nemmeno rendercene conto! Invece di salire a Dio, noi vogliamo che lui scenda nelle nostre tenebre e le “benedica” senza cambiarle o diperderle, le “approvi” e le sanzioni, lasciando le cose esattamente com’erano … facciamo costantemente e ostinatamente “dèi” a nostra immagine e somiglianza e vogliamo vivere solo come ci piace, nel modo in cui vogliamo, in qualsiasi modo ci sembra giusto e conveniente.

Ricordiamo il canone eucaristico: “Eleviamo i nostri cuori.”

Naturalmente, abbiamo bisogno di mettere tutto da parte, almeno qualche volta, e di sollevare il nostro sguardo e il nostro cuore.

Quando guardiamo verso l’alto, non possiamo ossertrvare nulla di terreno; in quel momento, non possiamo nemmeno fare un singolo passo. Ma questo arresto, questa preghiera, questo stare in piedi nello Spirito non è uno spreco inutile di tempo quando potevamo, a quanto sembra, di fare tante cose utili e necessarie. Questo è un momento di incontro, di comunione con Dio. In questa comunione siamo in grado di acquisire la cosa più importante: una chiara visione e comprensione di ciò che dobbiamo fare e come lo dobbiamo fare. E’ questa consapevolezza che spesso manca quando ci rigiriamo a fare mille cose contemporaneamente, ma senza veramente fare qualcosa di necessario. Alla fine ci ritroviamo al punto di partenza.

Forse era per portarci a un punto morto, per farci guardare in alto, per dirigere la nostra attenzione verso l’alto, verso Dio, che il Signore ci ha esortato con parole di straordinaria ispirazione quando è asceso al cielo: Ecco, io sono con voi ogni giorno, fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Questo significa che l’Ascensione non è né un ritiro né una rottura, ma una chiamata alla trasfigurazione, alla nostra ascesa attiva verso Dio, alla nostra umile ascesa verso l’alto. Seguiamo il Signore nel suo Regno!

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