DOMANDE E RISPOSTE SUL DIGIUNO DELLA NATIVITA

Domande e risposte sul digiuno della Natività
da Pravmir

 

“Non dobbiamo digiunare in modo ipocrita”

L’arciprete Serafim Gascoigne della Chiesa ortodossa della santa Protezione della Theotokos a Seattle, Washington, e il sacerdote Sergei Sveshnikov, rettore della chiesa russa dei Santi nuovi martiri e confessori a Mulino, di Oregon, rispondono alle domande di Pravmir circa il digiuno e la celebrazione della Natività.

Pravmir: La Chiesa ortodossa prepara i fedeli per la Natività del Signore con un periodo di digiuno di 40 giorni. Il mondo laico ha il proprio spirito di preparazione al Natale: feste, regali, mercatini di Natale, negozi decorati fin da subito… Come non essere coinvolti dalla pre-celebrazione laica del Natale e per mantenere il digiuno non solo nel cibo, ma anche nello spirito?

Padre Sergej Sveshnikov: Prima di tutto, vorrei mettere in guardia contro la costruzione di una partizione troppo alta tra il “mondo cristiano”, e il “mondo laico”. Nel vero senso della parola, non esiste una cosa come un mondo laico; c’è un mondo solo, quello che è stato creato da Dio e corrotto dal peccato. Cercare di “fuggire dal mondo” potrebbe essere davvero una nobile aspirazione, ma nella sua forma più pura ci richiederebbe di abbandonare le nostre occupazioni, famiglie, relazioni, e… oh, probabilmente pure Internet. Eppure è impensabile che la Chiesa vorrebbe che tutti noi diventassimo monaci eremiti – i cristiani scomparirebbero semplicemente nell’arco di una generazione o due!

A differenza della Grande Quaresima, che è un periodo dimesso di preparazione per la Settimana della Passione, il digiuno della Natività è pieno di gioia, mentre ci prepariamo perché Dio stesso possa entrare in questo “mondo laico” caduto nel peccato, e  abitare in mezzo a noi, non solo tra gli esseni, i nazirei e altri abitanti nel deserto – ma anche in mezzo a noi. Come una donna incinta che sa quale sarà il risultato delle sue doglie e sorride in attesa, la Chiesa non può non sapere che gioia ci attende alla fine del digiuno della Natività e gioisce in previsione dell’amore di Dio e della sua grande misericordia. Cristo ci dice di non apparire tristi quando digiuniamo, ma di ungere il nostro capo e di lavarci la faccia (Matteo 6:16-17), vale a dire, di agire nei modi normali che si aspetta da noi la nostra società.

Non c’è nulla di intrinsecamente peccaminoso nelle feste o nei regali. Questo non vuol dire che la gola o la dipendenza dagli acquisti non sono malattie peccaminose – lo sono in tutte le stagioni, sia in Avvento sia in qualsiasi altra; e se riteniamo che non dovremmo proprio fare qualcosa durante l’Avvento, probabilmente non dovrebbero farla neppure prima o dopo il digiuno. Detto questo, certamente mi rendo conto che molte persone sperimentano quella che viene chiamata “pressione del conformismo”, quando i nostri amici, compagni di scuola o colleghi ci invitano alle loro feste di Natale dove si servono cibi non di digiuno e bevande alcoliche nei giorni in cui non possiamo parteciparne.

Fortunatamente, in Occidente è molto accettabile essere diversi. La maggior parte delle persone di fatto capisce e rispetta le preferenze alimentari dei loro amici. A volte, i cristiani ortodossi scusano il  loro desiderio di rompere il digiuno citando una storia della vita di qualche asceta che ha rotto il suo digiuno per non offendere le persone che gli offrivano cibo. Questi cristiani solito dimenticano che un simile asceta conduceva una vita molto rigorosa prima di un tale evento, e che avrebbe digiunato altro quaranta giorni dopo aver mangiato il pollo che gli era stato portato da alcuni poveri che gli avevano donato tutto ciò che avevano. La nostra situazione non ha alcun paragone con quella. Abbiamo un grande controllo su ciò che viene servito ad una festa: possiamo chiedere ai padroni di casa prima del tempo di preparare alcuni piatti di digiuno, possiamo portare alcuni piatti la festa, o possiamo esimerci con rispetto e discrezione e non andare affatto alla festa. Nella maggior parte dei casi, la gente capirà e rispetterà le nostre scelte nello stesso modo in cui noi comprendiamo e rispettiamo le loro.

Cosa consiglierebbe a coloro che affrontano il problema di celebrare due Natività (in un caso in cui uno dei coniugi è un non-ortodosso o  quando i coniugi ortodossi vengono da parrocchie di diverso calendario)?

Se i nostri coniugi celebrano la Natività di Cristo secondo il calendario gregoriano (non affronterò qui il gioco di parole del calendario “giuliano riformato”), dobbiamo dimostrare loro il nostro massimo amore e rispetto e festeggiare con loro. Certo, lo facciamo senza rompere il digiuno; ma una vera festa può essere altrettanto gioiosa anche se non mangiamo un pezzo di anatra o prosciutto. E se mostriamo di accettare i loro costumi, tradizioni e convinzioni, i nostri cari saranno propensi ad accettare i nostri. In ogni caso, ciò che dobbiamo evitare è una divisione in famiglia. “Nessuna casa divisa contro se stessa resterà” (Mt. 12:25), e se vogliamo avere una famiglia forte, dobbiamo imparare a rispettare l’altro, comprese le rispettive scelte di celebrare la Natività.

Come affrontare il problema delle due date della celebrazione della Natività nella Chiesa ortodossa, se uno segue un calendario, ma va alla parrocchia più vicina che ne segue un altro?

Questo è un problema molto difficile e doloroso. Non so se Cristo è nato il 25 dicembre, il 7 gennaio o in qualche altro giorno, ma penso che sia molto importante che la Chiesa sia unita. L’adozione di un nuovo calendario non riconosciuto dalla pienezza della Chiesa ortodossa ha chiaramente causato divisioni e conflitti all’interno della Chiesa. Come membri del Corpo di Cristo, dobbiamo vedere le divisioni e le separazioni come uno dei più grandi mali che possono essere sopportati solo in caso di grande necessità. E non credo che la questione del calendario presenti una tale necessità. Per me, questa affermazione va in entrambe le direzioni: chi ha istigato la riforma del calendario non aveva il diritto di farlo, a meno che tutta la Chiesa fosse d’accordo; ma allo stesso modo, non abbiamo il diritto di separarci dai nostri fratelli e sorelle in Cristo per la questione del calendario.

Liturgicamente, però, un fedele non può celebrare due Natività in un anno più di quanto possa celebrare due Liturgie in un giorno. Possiamo certamente essere presenti a entrambi i servizi (anche se vi consiglierei vivamente di non farlo), ma possiamo partecipare a pieno titolo a uno solo. In altre parole, se scegliamo di partecipare a una parrocchia di calendario diverso, dovremmo celebrare le feste della Chiesa e i digiuni secondo i costumi della parrocchia da noi scelta. Se preghiamo con loro nella stessa chiesa, ci comunichiamo con loro allo stesso calice, chiediamo loro di battezzare i nostri figli, ma pensiamo che la loro Natività non sia “corretta”, perché quella “corretta” è due settimane prima o dopo, non abbiamo fatto altro che mettere una divisione tra noi e la Chiesa e siamo colpevoli di scisma. Possiamo scegliere di rendere le cose molto complicate quando il clero di diverse giurisdizioni concelebra insieme, ma per la maggior parte dei laici, il principio di unità ortodossa dovrebbe essere primario a qualsiasi argomento astronomico, storico, culturale, o di altro tipo presentato da sostenitori e oppositori del Nuovo Calendario.

Risposta di padre Seraphim alle domande di cui sopra:

Credo che le ‘porte del cielo’ siano spalancate durante questa stagione di preparazione alla Natività del nostro Signore Gesù Cristo. Questo periodo dell’anno porta con sé benedizioni speciali, soprattutto se siamo obbedienti alla santa Tradizione della Chiesa. Con il digiuno fisico e spirituale, ci facciamo recettivi alla grazia dello Spirito Santo, in modo che quando si arriva a celebrare il Natale del Signore, questo sarà per noi non solo una commemorazione, ma un evento spirituale in cui usciamo dal tempo ed entriamo nell’Eterno Presente. Anche noi saremo con i pastori di Betlemme.

Il digiuno non è difficile se viviamo in una famiglia ortodossa. Infatti l’atto esterno dell’astensione da prodotti di origine animale non è difficile, perché fa parte della nostra vita liturgica quotidiana. A livello spirituale è più impegnativo, in particolare con le richieste che ci vengono fatte in questo periodo dell’anno. Mi riferisco al nostro ‘obbligo’ di unirci a feste aziendali o socializzare con gli amici non ortodossi. Per quelli di noi la cui famiglia non è ortodossa, questo pone una sfida anche a livello fisico.

Quando lavoravo per una società, ci si aspettava la partecipazione a un pizza-party di gruppo, che aveva sempre luogo di venerdì. A queste feste digiunavo, ma comunque mi univo al divertimento con i miei colleghi. Dopo un po’, per rispetto a me come prete ortodosso, mi è stato in seguito permesso di non partecipare a queste riunioni. La stessa considerazione era applicata ai musulmani, ai vegetariani, ai vegani e a chiunque avesse qualche motivo ‘religioso’ per non andarci.

La sfida che affrontiamo come cristiani ortodossi, è come poter mantenere questo periodo dell’anno santo e puro? Nel corso degli anni, il Natale è diventato sempre più una festa laica. È il momento per riunirsi con la famiglia e gli amici, non necessariamente per celebrare la nascita di Cristo secondo il calendario civile, ma per festeggiare il fatto di stare insieme. Per non allontanarci gli uni dagli altri, ma allo stesso tempo osservare il digiuno, vi consiglio di frequentare le feste di familiari e colleghi, ma mantenendo il digiuno fisico. Se fossi diabetico o avessi una condizione cardiaca che mi impone una dieta, i miei cari non si aspetterebbero che io uccida il mio corpo rompendo la mia dieta. Nessuno si aspetterebbe che mangiassi tacchino se fossi un vegano praticante. C’è sempre bisogno di condividere il nostro amore con gli altri, ma non necessariamente di compromettere la nostra fede. Mi viene in mente in questo momento la defunta contessa Orlova, una dama della corte che era anche una monaca segreta. Alla fine di una giornata di banchetti e ricevimenti, si ritirava nella sua stanza, di toglieva i suoi abiti di seta e i suoi gioielli, indossava i suoi abiti monastici e trascorreva la notte in preghiera. Vi è anche la storia di un padre del deserto che non rifiutava mai l’ospitalità che gli era offerta. Tuttavia quando tornava nella sua cella, digiunava dei giorni in più, a seconda della quantità che aveva mangiato e bevuto. Il suo discepolo spirituale si lamentò con un padrone di casa generoso che il vecchio si sarebbe ucciso con il digiuno e pregò l’ospite di non dargli troppo.

Questo è un meraviglioso tempo dell’anno per fare di una stagione di pace e di buona volontà un’esperienza veramente ortodossa, per noi e per chi ci circonda.

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