La nostra parocchia

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La storia della nostra parrocchia comincia nel 2008, quando un gruppo di fedeli ortodossi della città e provincia di Alessandria hanno preso l’iniziativa di indirizzare una richiesta a Sua Eminenza Innocenzo, arcivescovo di Chersoneso e Amministratore delle chiese del Patriarcato di Mosca in Italia, di mandare un sacerdote ad Alessandria per celebrare le funzioni liturgiche.  Con la benedizione di Sua Eminenza, padre igùmeno Andrea (Wade), che a quel tempo era sacerdote alla parrocchia del Patriarcato di Mosca a Torino, è stato nominato parroco di Alessandria.  Egli ha celebrato la prima festa di Pasqua ad Alessandria e veniva da noi durante un lungo periodo, fino a che cominciava a fondare il priorato ortodosso di San Mamante (martire di Cesarea, c. 275) in Toscana e anche a servire la parrocchia ortodossa di Pistoia.  Rimane comunque il parroco di Alessandria.

Attualmente celebra nella nostra parrocchia il padre sacerdote Victor Matveev, che celebra anche nella parrocchia ortodossa del Patriarcato di Mosca a Torino.  Purtroppo, può venire da noi una sola volta al mese perché la parrocchia di Torino è molto numerosa e richiede la presenza di padre Victor tutto il resto del tempo.

Padre Victor è entrato nel Seminario di Chiscinev (Monastero di Nuovo Neamţ) nel 1993.  Fu trasferito all’Accademia Teologica di Mosca, diplomandosi nel 1997.  È in Italia dal 2001 e all’inizio veniva da noi da diacono con padre Andrea.

Il 23 gennaio 2010 fu ordinato presbitero durante la Divina Liturgia nel tempio della santa grande martire Caterina a Roma dall’arcivescovo Innocenzo (decreto n. 130).

 

Il fatto che non ci troviamo in un paese ortodosso spiega perché qui vi è una grande mancanza di sacerdote per occuparsi dei fedeli.  Perciò siamo molto lieti di avere la possibilità di celebrare la Liturgia, benché una sola volta al mese.  Speriamo comunque che col tempo ci saranno più sacerdoti a disposizione e che allora una normale vita di parrocchia sarà possibile con regolari celebrazioni liturgiche sia pubbliche che private per i bisogni dei fedeli.

 

Siamo molto riconoscenti verso la diocesi cattolica romana di Alessandria di averci messo a disposizione la cappella all’interno dell’ex Seminario per le nostre celebrazioni liturgiche ortodosse.

Abbiamo già avuto più di un incontro con il vescovo di Alessandria, Mons. Giuseppe Versaldi, il quale ci ha promesso di mettere alla nostra disposizione nel futuro una chiesa per le celebrazioni liturgiche.

 

Qualche cenno sulla città di Alessandria, ove si trova la nostra parrocchia.

La città di Alessandria è situata nel Nord Italia, regione Piemonte, sulle sponde del fiume Tanaro, 90 km al sud est da Torino e 90 km al sud di Milano.

Alessandria fu fondata nel 1168.  Nel 1170 vi fu costruita la prima chiesa.

Molti fatti importanti della storia d’Italia sono connessi con la città.  Tra i più conosciuti è la Battaglia di Marengo (anno 1800) tra l’esercito di Napoleone e quello dell’impero austriaco.  Ogni anno il 14 giugno a Spinetta Marengo nei pressi di Alessandria è messo in scena una ricostruzione storico-militare del famoso combattimento.

Nella provincia di Alessandria, nella regione di Monferrato, si trova il centro religioso del Sacro Monte di Crea che conserva molti capolavori di artisti famosi.  Questo centro fa parte dell’insieme dei Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, inclusi sull’elenco del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Il santo patrono di Alessandria è san Baudolino che visse negli anni 712-744.  Gli storici lo ricordano come un uomo che aveva ricevuto da Dio il dono di taumaturgo.

“Noi non siamo nemici…”

“Pravaya.ru ” – Arciprete Maksim Kozlov: “Noi non siamo nemici…”
 

 

Conversazione con l’arciprete Maksim Kozlov, professore all’Accademia Teologica di Mosca, autore di uno studio sull’Ortodossia e il cristianesimo occidentale, rettore della chiesa della santa martire Tatiana all’Università statale di Mosca.

– Padre Maksim, i rapporti tra la Chiesa ortodossa e il Cattolicesimo sono diventati tesi di recente a causa della dichiarazione del metropolita Tadeusz Kondrusiewicz, secondo cui non è auspicabile introdurre i “fondamenti della cultura ortodossa” nelle scuole russe. Dopo la dichiarazione, vescovi delle due Chiese hanno avuto un intenso scambio epistolare che ha portato all’arrivo del cardinale Kasper a Mosca. Come commenta questo episodio?

– L’incidente provocato dalla dichiarazione di Tadeusz Kondrusiewicz è piuttosto caratteristico nella situazione attuale, sia all’interno della stessa Chiesa cattolica e nelle relazioni tra ortodossi e cattolici. Chiaramente, stiamo assistendo a un certo voltafaccia, anche nelle personalità, dall’amministrazione vaticana fino alle amministrazioni locali cattoliche.

Tadeusz Kondrusiewicz è un chiaro protégé del precedente pontificato. L’uomo è, senza dubbio, personalmente dedicato a Giovanni Paolo II e rientra nello schema di come la Chiesa cattolica dovrebbe agire in Russia, ad esempio, la parte da leone è stata assegnata al clero polacco o al clero vicino alla tradizione polacca. Anche se Tadeusz Kondrusiewicz è formalmente bielorusso, l’orientamento è chiaramente verso il cattolicesimo polacco. Vi è una certa dissonanza tra queste persone e le nuove persone e l’atteggiamento da loro espresso, per esempio, nelle dichiarazioni del Cardinale Kasper o del nunzio Antonio Mennini, che ci danno speranza per un miglioramento delle relazioni tra cattolici e ortodossi. Può essere considerato positivo in ogni caso che ad oggi l’amministrazione vaticana ha rifiutato di difendere Kondrusiewicz a ogni costo e per spirito di corpo. E in risposta alla lettera molto attuale e corretta del vice-presidente del DECR (1), il vescovo Mark, al nunzio Antonio Mennini, che chiedeva se Kondrusiewicz esprime la posizione della Chiesa cattolica, Mennini, con una diplomazia sofisticata, in realtà ha denunciato la dichiarazione di Kodrusiewicz e ha dichiarato ufficialmente la sua convinzione che la Chiesa cattolica ha sempre sostenuto e sosterrà gli sforzi della Chiesa ortodossa russa per l’istruzione religiosa nel nostro paese e si è sempre distinta per l’insegnamento della religione nella scuola nei paesi a maggioranza cattolica. Tadeusz Kondrusiewicz non è stato menzionato per nome, ma di fatto è stato messo in una situazione in cui la sua dichiarazione è ridotta a un parere privato che non riflette la posizione ufficiale della Chiesa.

Penso che questo sia un momento importante, e forse la nostra linea di comunicazione con il Vaticano e il clero cattolico e l’amministrazione della Chiesa cattolica dovrebbe essere quella di sviluppare alcuni principi positivi che si possono vedere nel nuovo pontificato e di tenere aperta la porta alla comunicazione in tal senso. Tanto più che le prime dichiarazioni fatte da Papa Benedetto XVI ha aperto un vero e proprio campo di uno sforzo comune, che non sarà per l’ecumenismo nel senso negativo del termine, ma che è richiesto dalla fase attuale dello sviluppo dell’Occidente e, in misura considerevole, della civiltà russa. Questo sforzo comune consiste nel contrastare l’ideologia moderna del secolarismo umanista, che è essenzialmente una nuova ideologia totalitaria ufficiale della società liberale occidentale. Le prime serie dichiarazioni fatte da Benedetto XVI contenevano una critica di questa ideologia, in quanto una grave crisi vi sta maturando, come la crisi provocata dalla proposta di legittimare i matrimoni omosessuali in Spagna e altre situazioni altrettanto dolorose. Se Benedetto XVI concentra in realtà gli sforzi del suo pontificato sul chiamare a raccolta le forze della Chiesa cattolica per opporsi al secolarismo, prima di tutto nei territori storicamente appartenuti ai cattolici, qui non saremo reciproci avversari ma alleati, perché in questo c’è qualcosa in cui siamo in grado di aiutarci a vicenda e di imparare gli uni dagli altri. Dio voglia che questa tendenza prevalga. Tra l’altro, sarà una cosa molto rivelatrice, perché tutta la precedente vita del cardinale Joseph Ratzinger è stata la vita di un teologo di mentalità cattolica perfettamente tradizionale. In larga misura, era più tradizionalista di Giovanni Paolo II. Non è un caso che il suo ufficio stesso di presidente della Congregazione per la Dottrina della Fede, una successione dell’Inquisizione, è l’ufficio in cui ha dovuto lottare con le deviazioni dalla dottrina cattolica ufficiale. Sappiamo che si è adoperato molto e  risolutamente sia per quanto riguarda i liberali del tipo di Hans Kung sia gli iper-tradizionalisti, come Marcel Lefevbre o, ancora, i teologi della liberazione in America Latina, che cercavano di coniugare il cristianesimo con la partecipazione al movimento rivoluzionario. E se ora riesce a mantenere questa sua posizione come papa, ciò indica che forze sane e sani principi hanno ancora la possibilità di prevalere nella Chiesa cattolica. Se ora, all’età di 76, dopo il passaggio da cardinale a pontefice, dovrà effettuare dei voltafaccia, ci sarà chiaro che anche la personalità del Papa nella Chiesa cattolica non determina nulla. Significa che è coinvolto in alcuni processi globali tanto da non essere più in grado di resistere loro. Così i prossimi mesi o i primi uno o due anni saranno molto indicativi.

– Padre Maxim, lei ha descritto Benedetto XVI come diretto successore di Giovanni Paolo II. Questa successione può essere applicata anche al proselitismo cattolico sul territorio russo?

– Certo, se guardiamo indietro alla storia della Chiesa cattolica nella seconda metà del XIX secolo nelle sue relazioni con la Russia, vediamo come le due tendenze si alternavano. Una tendenza – psicologicamente comprensibile, ma ecclesiasticamente e politicamente molto superficiale – è quella di giocare scherzi meschini alla Russia come potere ortodosso, difendendo i polacchi (come avvenne durante le ribellioni polacche nel XIX secolo), e facendo altri piccoli giochi sporchi di natura diplomatica e politica (come, per esempio, durante la guerra russo-turca). Un’altra tendenza – più saggia – è quella di raggiungere un accordo con l’amministrazione suprema russa nella consapevolezza che non siamo nemici, in linea di principio, nel contesto in cui ora l’Europa si sta sviluppando.

Giovanni Paolo II, come uomo sopravvissuto al confronto tra Oriente e Occidente quale confronto tra sistemi capitalisti e socialisti e come uomo che ha attraversato un sistema ateo come vescovo, era certamente spinto a prendere la prima strada in tutto. E l’ha presa. Forse ora esprimerò un punto di vista paradossale, ma per noi è stato un atto di autorizzazione provvidenziale da Dio, in qualche modo, perché scommettere sul cattolicesimo polacco in Russia è sempre, in ultima analisi, un vicolo cieco. È stato anche provvidenziale che nel corso degli anni della nostra debolezza come Stato e Chiesa nei primi anni ’90, quando la crescita iniziale della nostra vita ecclesiale era solo istintiva, i cattolici in Russia fossero guidati da Tadeusz Kondrusiewicz e la maggior parte del clero fosse composta da sacerdoti polacchi non del miglior tipo, non molto desiderati nella stessa Polonia e arrivati qui per stare il più lontano possibile dall’autorità episcopale (o forse fu tale autorità a mandarli via prontamente dal suo territorio). Hanno portato in gran parte uno snobismo tradizionale verso i locali ricercatori di Dio, e sono stati accolti soprattutto da alcuni intellettuali russi che per qualche motivo ritengono il cattolicesimo una sorta di cristianesimo liberale. Hanno respinto più gente di quanta ne abbiano accettata. E tutti quei passi estremamente sfortunati che hanno fatto per creare diocesi al posto delle amministrazioni apostoliche … Cosa hanno acquisito i cattolici ad eccezione di un peggioramento radicale nei rapporti con la Chiesa ortodossa russa e lo Stato russo? Beh, niente, tranne che per presunte intenzioni che hanno avvicinato Kondrusiewicz a un berretto da cardinale. Non ci sono altri motivi razionali visibili dietro queste azioni.

Penso che Benedetto XVI sia un uomo libero da questi stereotipi. E per lui, i rapporti con la Russia non sono gravati da complessi problemi nazionali, problemi di una piccola nazione inclusa negli ultimi secoli nel complesso nodo di rapporti con l’impero russo, come le relazioni russo-polacche sono percepite da ogni polacco. Di conseguenza, questa misura di libertà ci fa sperare che la Chiesa cattolica in Russia ora ascolterà in una misura molto maggiore ciò che pensa la Chiesa ortodossa. E l’attività in corso – la visita di Walter Kasper, il suo incontro con il metropolita Kirill, la dichiarazione di Mennini in risposta alla lettera del Vescovo Mark – dà una certa speranza in uno sviluppo in questa direzione. Non tutto però è così inequivocabilmente sereno. Uno di questi, direi, sviluppi dolorosi del primo pontificato di Benedetto XVII è l’isteria, da lui sostenuta, in merito a una rapida beatificazione di Giovanni Paolo II. È vero, il Papa di Roma nella Chiesa cattolica è di sopra di ogni istituzione e può infrangere tutte le regole stabilite da altri papi. In questo caso, il punto è un’evidente rottura della regola secondo la quale la procedura di beatificazione dovrebbe iniziare almeno cinque anni dopo la morte di una persona. Ma qui egli sembra cedere a una certa pressione di relazioni pubbliche per quanto riguarda il nome di Giovanni Paolo II, che non era in alcun modo una personalità così brillante, neanche nella Chiesa cattolica, e il cui pontificato non è stato contrassegnato solo da tratti luminosi. Come ha detto uno dei partecipanti al recente conclave, che ha voluto rimanere anonimo, ‘È stato un papa sotto il quale si sono riempiti gli stadi, ma si sono svuotate le chiese’. E così è stato davvero. Quando ha viaggiato in tutto il mondo, si sono riuniti a centinaia di migliaia o addirittura a milioni, ma lo svuotamento delle chiese è sempre continuato, almeno in Europa e in America del Nord e, in misura considerevole, in America Latina. Quindi non bisogna essere affascinati dall’immagine creata da Giovanni Paolo II. Infatti, è successa una cosa evidente, a cui, tra l’altro, si deve pensare quando affrontiamo le tecnologie dei mass media. Anche se il rating personale e la popolarità personale di Giovanni Paolo II erano molto alti ed egli è stato più volte riconosciuto come uomo dell’anno, la sua popolarità personale non ha contribuito in nessun modo a consolidare la posizione del cristianesimo in gran parte dei paesi, fatta forse eccezione per la Polonia, e anche lì solo in un certo arco cronologico. Ovunque è continuato lo stesso ritiro, visibile nelle leggi adottate e nelle tendenze in costante aumento nella coscienza pubblica in tutto il suo pontificato. Non è stato probabilmente senza il permesso di Dio che il pontificato di Giovanni Paolo II si è concluso con un famigerato scandalo pedofilo negli Stati Uniti d’America, alimentato naturalmente dai mass media. Ma non è stato casuale che sia accaduto proprio in quel paese.

– E che cosa, in generale, ha portato tale straordinaria popolarità a Giovanni Paolo II? Ricordiamo la recente agitazione intorno alla morte del pontefice nei mass media russi.

– Ebbene, Giovanni Paolo II ha certamente rivelato un certo volto nuovo di un’istituzione molto tradizionale, e questo attira sempre la gente. Non è diventato come erano in realtà tutti i suoi predecessori: nessun papa ha viaggiato così tanto in tutto il mondo, nessun papa ha comunicato così tanto e così liberamente con la gente intorno a lui, nessun papa ha lavorato così a fondo sulla propria immagine nei mass media. Questo è, tra l’altro, un buon tema su cui riflettere, vale a dire, come i mass media moderni formano la percezione di un particolare fenomeno o di una particolare persona. Allo stesso tempo, se si chiede alla stragrande maggioranza, il cui atteggiamento su Giovanni Paolo II è positivo, se ricorda qualcosa del suo insegnamento o delle sue ammonizioni o se ha letto qualcuno dei suoi libri, risponderà in senso negativo. Pertanto, parlando oggettivamente, Giovanni Paolo II non era un teologo di qualche importanza. I suoi trattati di etica, che ha scritto prima della sua elezione e poi ha sviluppato in numerose encicliche, non rappresentano nulla di originale o di interessante. La sua poesia lo mette nel rango dei poeti secondari dell’Europa orientale nel periodo che va dagli anni ’60 agli anni ’80, le sue opere teatrali avrebbero difficilmente suscitato un interesse, se non fosse stato il Papa di Roma. In larga misura è un’immagine televisiva più che una realtà.

Per quanto riguarda l’attitudine verso Giovanni Paolo II in Russia – nei mass media o all’interno della cerchia dei cattolici di lingua russa, statisticamente minuscola e che chiaramente non si avvicina nemmeno alle cifre fantastiche di seicentomila o di un milione e mezzo date da Kondrusiewicz – vi è una classica illusione degli intellettuali russi che il Cattolicesimo, rispetto all’Ortodossia, sia una replica civilizzata occidental-democratica o liberal-democratica del cristianesimo. Non è affatto così. Questa è un’immagine assolutamente falsa tratta solo da alcuni aspetti esterni, quali la disponibilità di banchi nelle chiese, un codice di abbigliamento meno formale in chiesa, una più libera partecipazione alla liturgia di quanto ci sia nella Chiesa ortodossa. Ma dottrinalmente, dal punto di vista della libertà interna di un credente nel suo atteggiamento verso Dio, la sua coscienza, la fede e canoni della chiesa, non è affatto così! La rigidità della dottrina cattolica diventa chiara a chiunque apra almeno il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, adottato sotto Giovanni Paolo II nel 1992. Il problema è che questi libri nessuno li leggerà mai. L’immagine è creata solo sulla base di fattori e di idee puramente esterni. Nello svolgimento del mio dovere professionale devo leggere ogni tanto gli spazi di forum dei cattolici russi. Periodicamente si chiedono che cosa li ha attirati alla Chiesa cattolica. Ebbene, solo uno o due tra tutti hanno scritto che sono venuti alla Chiesa cattolica per una scelta consapevole di fede. Attraverso lo studio delle Scritture e delle tradizioni della Chiesa sono giunti alla convinzione che San Pietro è stato la pietra angolare della Chiesa e che avevano bisogno del suo successore, il Papa di Roma, per mantenere la comunione eucaristica con la Chiesa e per essere nella pienezza della Chiesa. Per il resto, funzionavano un sacco di altri impulsi: alcuni sono giunti ad apprezzare Giovanni Paolo II, alcuni si sono scontrati con alcune nonne malevole in una chiesa ortodossa, alcuni hanno studiato cultura spagnola e hanno letto alcuni mistici, mentre ad altri piaceva Merezhkovskij, ad altri ancora Vladimir Solov’ev, ma nulla di realmente profondo per determinare la propria scelta di fede.

– Il venerabile Justin Popovich, nel suo libro “Dostoevskij sull’Europa e gli slavi”, ha scritto che il cattolicesimo ha in gran parte provocato la natura individualistica e umanistica dei diritti europei, di tutto il mondo occidentale, in confronto con le prospettive ortodosse della presenza nel mondo…

– L’Occidente umanistico contemporaneo nacque, se non altro, sul rifiuto del cattolicesimo tradizionale, ma certamente non ne fu il frutto. Se mai possiamo dire che con il rifiuto dell’Ortodossia sono venute tutte le brutture della Rivoluzione d’Ottobre, e tutto ciò che ha avuto luogo dieci anni dopo di essa, allora la cultura occidentale può dire lo stesso. Fu una reazione a una parte di rigidità estrema, senza compromessi e con autocoscienza di un singolo possibile punto di vista. E l’attuale relativismo dilagante è determinato dalla repulsione della chiusura assoluta della Chiesa cattolica verso ogni altro parere – almeno, quasi fino alla fine del XIX secolo. Per quanto riguarda ciò che unisce e divide, bisogna sapere come non esagerare né minimizzare le differenze. Da una parte, in realtà ci dividono, almeno, due punti importanti dottrinali. Questa comprensione della Chiesa – due ecclesiologie molto diverse – ecclesiologia conciliare ed ecclesiologia papista, che vede la presenza di un centro amministrativo e istruttivo ecclesiastico come un criterio necessario per una vera vita ecclesiale. Nell’Ortodossia invece né l’unità amministrativa né l’identità dottrinale dipendono da alcuna cattedra o centro amministrativo. E il secondo punto – è, naturalmente, la dottrina della Trinità, lo Spirito Santo procede dal Padre oppure dal Padre e dal Figlio. Ci sono altre differenze notevoli, ma queste, forse, sono le due fondamentali divisioni. Ma, nondimeno, se non sorvoliamo su di loro, dobbiamo sobriamente riconoscere qualcos’altro: la Chiesa cattolica è una chiesa che ha conservato la successione della gerarchia apostolica, che ha conservato il sacerdozio, che ha conservato molto più di ogni altra comunità cristiana, tranne forse gli antico-orientali – copti, etiopi e altri, i fondamenti della fede cristiana. Oggi nel mondo cristiano, tra le confessioni più importanti, nessuno è più vicino all’Ortodossia dei cattolici. Per un certo tempo lo erano anche gli anglicani, ma con la loro introduzione dell’episcopato femminile, la giustificazione dell’omosessualità, naturalmente, l’anglicanesimo si è più avvicinato al resto del mondo “cristiano”. E questo si deve comprendere. Di qui, tra l’altro, tutto il dolore e l’aggravamento della nostra reazione a un proselitismo cattolico. Certo, quando sei offeso da qualcuno che ti è ovviamente estraneo o si pone deliberatamente come avversario o nemico, questo lo puoi prevedere. Ma puoi essere offeso da un parente, quando non agisce come un fratello, e al tempo stesso si definisce “chiesa sorella” – non tanto per l’offesa, quanto per la tragedia del cristianesimo che si vede nella nostra dissonanza, in assenza di un singolo modo di agire reciproco – e si può capire molto chiaramente, dal punto di vista psicologico e dottrinale, il perché del nostro atteggiamento verso i cattolici.

– Padre, qual è la differenza fondamentale tra gli ortodossi e i cattolici; quale è stata la causa principale della nostra rottura?

– Possiamo dire che la cristianità occidentale, la Sede di Roma, durante alcuni secoli della sua esistenza, ha deviato e in ultima analisi si è sviata dal peso estremamente duro di responsabilità e di libertà di Cristo, che dovrebbe essere assunto da ogni cristiano, non solo dal vescovo supremo. È molto comprensibile religiosamente e psicologicamente che si desideri spostare questa religiosità su qualcun altro. Ecco il Papa di Roma, è sufficiente aggrapparvi a lui e non sbaglierete mai. È molto più difficile vivere in una situazione in cui si sa che il Patriarca di Costantinopoli può anche dimostrare di essere un eretico, e il Patriarca di Alessandria uno scismatico, e il Patriarca di Gerusalemme qualunque cosa, e il metropolita di Kiev può improvvisamente rivelarsi un monaco spretato scomunicato dalla Chiesa, e nessuno ti garantisce niente, in quanto c’è solo la tua responsabilità davanti a Dio e alla Chiesa e la tua fedeltà alla Verità. E questa tentazione di spostare in modo pusillanime la responsabilità su un anziano ha prevalso una volta nella cristianità occidentale, nella Sede Cattolica di Roma. Di qui le conseguenze che possono essere lunghe e da esaminare in dettaglio nella storia.

– A questo proposito, probabilmente non si può parlare di una possibile unificazione tra Ortodossia e Cattolicesimo?

– Penso che fare congetture sul futuro sia qualcosa di astratto, ma sono profondamente convinto che, anche se tale unificazione del Cattolicesimo con la pienezza della Chiesa universale (anzi, è doveroso parlare in termini strettamente dogmatici della unificazione della Sede di Roma con la pienezza della Chiesa universale) avrà luogo, non sarà effettuata attraverso un dialogo teologico, né attraverso relazioni ecumeniche, ma attraverso un’azione della divina Provvidenza nella storia umana in cui, secondo San Paolo, quello che ora vediamo come attraverso un vetro oscurato sarà infine chiaro come vedersi faccia a faccia. E se mai accadrà, si verificherà vicino agli ultimi tempi. Una immagine molto letteraria ma ancora molto vitale di una tale unificazione è stata tracciata da Vladimir Solov’ev nelle sue Tre conversazioni, un libro assolutamente non ecumenico, ma profetico sulla fine della storia del mondo.

– Com’è che un cristiano ortodosso russo dovrebbe percepire il cattolicesimo?

– Si dovrebbe capire che la Chiesa ortodossa non può fare a meno dei cattolici. Siamo in grado di vivere senza pentecostali o battisti (beh, i battisti russi sono troppi ora per essere ignorati) o alcuni metodisti o altri. Se ci sono o non ci sono è lo stesso. Ora, uno di loro viene, fa un po’ di cenni di assenso, dà un po’ di aiuti umanitari, va tutto bene. Se comincia a fare qualcosa di male, ci si allontaneremo da lui. Ora c’è il Consiglio Ecumenico delle Chiese. Abbiamo partecipato in esso, e alla fine? – Non ne è venuto fuori niente, e possiamo partecipare a qualcos’altro. Ci uniremo con la Chiesa Russa all’Estero e ce ne tireremo fuori, e non rimarrà traccia della nostra presenza in esso. Ma nel caso dei cattolici è impossibile chiuderci in noi stessi o dichiarare guerra, perché dobbiamo vivere con loro e compatire i loro mali. Quando si riprenderanno, quando saranno più forti, quando avranno un uomo ragionevole come papa, tutto sommato, sarà un bene per noi.

 

Dio è giusto?

Dio è giusto? L’arciprete Aleksij Uminskij, rettore della chiesa della Santa Trinità a Khokhly (Mosca), riflette su questa difficile questione.La questione della giustizia divina è, naturalmente, molto complessa. Probabilmente è difficile chiamare Dio giusto – forse impossibile – perché non osserviamo nel mondo la giustizia divina. E, in effetti, non cerchiamo qualsiasi tipo di giustizia da parte di Dio. Piuttosto, cerchiamo la sua misericordia e il suo amore.

Dove c’è la misericordia e l’amore, non ci può essere giustizia. La giustizia è una cosa che ci dovrebbe essere in tribunale, dove ci sono giudizio e deliberazione, dove ognuno riceve secondo le sue opere, dove ognuno ottiene ciò che merita. Ma chiedere la giustizia di Dio è semplicemente impossibile. Anche il re Davide dice a Dio nel suo Salmo: Giudicami, o Signore, secondo la mia giustizia, e secondo la mia innocenza (7:9). Non “secondo la tua giustizia,” perché nessuno può sopportare la giustizia di Dio. Perciò non facciamo appello alla giustizia divina, ma alla sua misericordia e al suo amore senza limiti.

Pensare che Dio ci mandi dolori e disgrazie per ripagare la sua giustizia, per così dire, è profondamente sbagliato. Dio non manda il male, dolori, malattie e disgrazie. Come si può anche solo pensare che Dio possa mandare sfortuna a qualcuno? Ciò sarebbe in contrasto con la sua natura divina. Dio non prende piacere neanche nella sofferenza dei peccatori, la sofferenza dei peccatori, anche i più grandi, non compiace a Dio.

Ciò che accade alle persone sulla terra, nei termini dei nostri dolori e sofferenze, non è qualcosa che Dio ci manda. Direi che queste cose si verificano nelle nostre vite, ma non che Dio le invia. Le incontriamo come conseguenza del male e dal peccato dell’uomo, che hanno distorto il mondo. Il mondo è pieno di malvagità. Di conseguenza anche il mondo non ha nulla a che fare con la giustizia. Si potrebbe anche dire che la giustizia è una categoria quasi al di là della nostra portata. Si tratta di una categoria umana elaborata nei nostri termini.

Che cosa è giusto? Occhio per occhio e dente per dente? Questo è giusto, ma solo dal punto di vista di un codice di moralità. Questo accade quando non si può chiedere qualcosa di più. Se se ti cavano uno dei tuoi denti allora, in termini di giustizia, non puoi cavarne più di uno dei loro. Se ti cavano un occhio allora, in termini di giustizia, non puoi pretendere di cavargliene due.

È questo il tipo di giustizia della quale l’umanità è alla ricerca e per cui si impegna? No. Ovunque e in ogni momento, le persone cercano misericordia, compassione e comprensione. La giustizia è assente da tutto questo. Esiste un’ingiustizia brutale, che vediamo intorno a noi, nel governo, nei tribunali – in quegli organi di potere che dovrebbero monitorare la giustizia, ma che sono essi stessi fonte di ingiustizia.

Noi abbiamo i nostri criteri interiori, di cui vorrei dire che qui la gente si sforza sempre più di comportarsi con tutti in buona coscienza. In questo caso la coscienza può, in un certo senso, elevare l’umanità ai concetti di giustizia e di rettitudine.

Consideriamo il Battesimo di Cristo nel Giordano. Si accosta una folla di peccatori: farisei, soldati… Una folla di persone che hanno peccato in vari modi, che in vari modi richiedono pulizia. E l’innocente Cristo si avvicina per essere battezzato.

Gli altri corrono qui per confessare i loro peccati, cioè, per rivelare le loro malattie, le loro ingiustizie, la loro falsità, la loro iniquità. Al fine di essere lavati nel Giordano, di ricevere il perdono, di prepararsi per la venuta del Messia.

Qui appare Cristo, che sembra non avere nulla in comune con loro. Improvvisamente Egli dice a Giovanni il Battista, che si rifiuta di battezzarlo: Lascia che sia così ora: perché conviene che così adempiamo ogni giustizia [Matteo 3:15]. Che cos’è questa giustizia? Che cos’è la giustizia di Dio in relazione a queste persone?

Un debitore in termini di giustizia deve rimborsare i suoi debiti, un ladro che ruba deve scontare la pena, e così via – tutti devono in qualche modo soddisfare la giustizia. Ma Cristo è venuto nel mondo con questo tipo di giustizia? In realtà, Egli prende tutte le iniquità del mondo su di sé. Egli prende su di sé tutto il peccato del mondo, nel momento stesso in cui dice che deve adempiere ogni giustizia.

Possiamo incolparlo per averci inviato sofferenza, sfortuna e dolori? Possiamo dire che è attraverso queste cose che porta a compimento il suo amore? A mio parere, questa è la più grande eresia che si possa esprimere. Si tratta di una cosa diversa quando incontriamo la tristezza, il dolore, la sofferenza e la sfortuna nella nostra vita, e Cristo si trova ad essere al nostro fianco. Se gli diamo l’opportunità di essere presente nei dolori e nelle malattie, allora sarà immediatamente con noi e condividerà con noi tutto l’orrore che c’è nel mondo, in questo mondo di ingiustizia e di malvagità.

Incontriamo la nostra sfortuna nel mondo distorto dal male e dal peccato, e l’amore di Cristo è presente con noi. In questo è la sua misericordia – e, forse, la sua giustizia.

Sfortuna e dolore non capitano nella nostra vita perché qualcuno se li merita. Se così fosse, allora Dio potrebbe effettivamente essere definito un Dio di giustizia. In tal caso i malvagi dovrebbero morire di malattie orribili e i buoni dovrebbero essere felici, ricchi, perfettamente sani, e non morire mai.

Ma questo non può essere, perché se ci fosse la giustizia divina in questo mondo, nessuno potrebbe essere salvato. Perché, in termini di giustizia, in termini di giustizia divina, siamo tutti persone molto peccaminose. Propriamente parlando, le nostre buone azioni, le nostre nature buone, non sono nostri successi, ma semplicemente i suoi doni e la sua misericordia verso di noi.

Di conseguenza, il mondo è ingiusto sia nel senso migliore del termine sia nel senso peggiore: nel migliore, perché si trova nella malvagità ed è governato dal male, dal torto e dall’ingiustizia. In un mondo caduto ci sono le leggi di un mondo caduto. D’altra parte, questo è un bene, perché Dio è misericordioso, e quindi il suo amore copre tutta la verità e tutta la giustizia – perché il suo amore è più alto e molto migliore!

“Lettori quotidiani”

“Lettori quotidiani” e altri fenomeni della nostra vita
Intervista di Elena Bejlina all’Archimandrita Tikhon (Scevkunov)

Solo un passo e mi sono trovata in un luogo incredibile. Proprio dietro di me, a soli due metri di distanza c’è la Bolshaja Lubjanka, una marea di auto strombazzanti e persone che corrono al lavoro. Ma di fronte a me al di là dei cancelli del monastero c’erano rose in fiore, un ruscello con una cascata che mormora, e icone con lampade a olio accese in mezzo agli alberi. I raggi del sole del mattino autunnale illuminano le cupole della chiesa. Ma la cosa più sorprendente di tutti è che sono passata accanto a questo posto centinaia di volte e non ho mai nemmeno notato lo splendore appena oltre gli alberi.

Non riuscivo a credere ai miei occhi. Questo non poteva davvero esistere al centro di Mosca! Ma quanto più camminavo lungo i sentieri ben tenuti e curati, quante più persone – monaci e laici – incontravo all’uscita dalla chiesa, tanto più chiaramente capivo che tutto questo è reale. E sapete che cosa c’era nell’aria? Pace, tranquillità, e qualcosa di inimitabilmente accogliente, come qualcosa dell’infanzia… Non ci credete? Non siate pigri, andate a dare un’occhiata voi stessi.

Avevo già letto Santi quotidiani e altri racconti molto tempo fa. Per essere onesti, non ero stata sorpresa dai commenti entusiastici dei lettori e dai molti premi letterari vinti dal libro. Al contrario, ero rimasta sorpresa dalla reazione e dall’esperienza di persone che, per usare un eufemismo, non sono avidi lettori. Ha causato una rivoluzione nella loro coscienza? Li ha fatti ricominciare a leggere? Per niente. I “lettori non-lettori” [gioco di parole sul titolo russo del libro, Nesvjatye Svjatye, ovvero “santi non-santi”, ndt] hanno davvero “scavato” nella loro memoria, ricordato, ripensato e rivalutato i loro incontri con persone che avevano trasformato la loro vita.

 

— Padre Tikhon, ci racconti gli eventi che hanno portato alla creazione del suo libro. Come ha avuto l’idea di scriverlo, e perché ora?

— Avevo raccontato queste storie molte volte ai miei allievi, amici e fratelli del monastero. Alcuni di coloro che le hanno sentite mi hanno chiesto di scriverle, e dal momento che ho scritto molte cose prima e sono abituato a scrivere, a un certo momento la struttura del libro ha preso forma, e mi sembrava interessante. Sa, penso che ogni scrittore scriva davvero a persone specifiche. Il secondo elemento non meno importante del primo – anche se un po’ egoista – è che ciò scrivi deve essere interessante per te. Beh, ho sentito che entrambi questi elementi erano presenti. Il lavoro è durato due anni. Ho avuto bisogno di modificarlo undici volte prima di sentire che era pronto per essere dato ad altri editori. Il risultato è stato questo libro.

A dire il vero, quando l’ho scritto mi sono fissato consapevolmente un obiettivo importante: portare il lettore in un ALTRO mondo popolato dai propri eroi, con un proprio spazio e tempo. Mi sono detto: se posso ottenere questo, posso ottenere tutto.

— Nonostante questa missione impossibile, è stato detto più volte che lei è stato sorpreso dal “successo inaspettato” del libro. Come si può spiegare il fenomeno di questo libro tra il più vasto pubblico di lettori?

— È una cosa difficile da valutare. Perché queste storie non erano la mia creazione, io non sono altro che il nuovo narratore e il testimone di quegli eventi: in questo caso, la vita nella Chiesa fondata da Cristo duemila anni fa. A quanto pare, il libro ha fatto presa in qualche realtà piuttosto importante nella vita spirituale di molte persone, anche persone che sono abbastanza lontano da qualsiasi tipo di religiosità o di presenza settimanale in chiesa. Per me è stato estremamente importante e interessante che un gran numero di persone abbia risposto che aveva trovato nel libro molto in comune con il proprio destino. Dopo tutto, come diceva l’antico scrittore Tertulliano: “L’anima di ogni persona è per natura cristiana.”

Il libro ha una vita propria: abbiamo ricevuto decine di migliaia di risposte per lettera e su internet. Il 5 ottobre 2012 la traduzione inglese è stata presentata nella Biblioteca del Congresso a Washington DC, la traduzione francese sarà pronta il prossimo autunno, in Grecia stanno  stampando una seconda edizione, e una traduzione in spagnolo è in preparazione. In Russia, il libro è uscito in grande tiratura – 1.100.000 copie, e come mi hanno detto gli esperti, sono state scaricate circa 4.000.000 versioni elettroniche.

— A proposito, non ci sono copie legali su internet …

— E noi non abbiamo fatto nulla per impedire il libero accesso alla versione elettronica.

— Non me la sono mai sentita di scaricare una copia pirata del libro. Molti lettori su internet mi hanno detto che dopo aver scaricato il libro da siti pirata e avere letto i primi capitoli, sono andati al negozio e hanno comprato la versione stampata per leggere il resto. Deve ammettere, questa è una situazione unica per un libro contemporaneo.

— Sì, il libro ha una vita completamente indipendente, e anch’io mi tengo un po’ a distanza dal suo destino futuro. Stanno accadendo alcune cose veramente incredibili: non molto tempo fa, padre Matteo Samokhin mi ha raccontato che una donna è venuta a dirgli di essere caduta in una situazione disperata e di avere deciso di suicidarsi. Aveva preparato le pillole, ma stava prendendo tempo. Il suo sguardo era caduto sul libro Santi quotidiani, che qualcuno le aveva dato da poco. In quello stato di disperazione si sedette a leggerlo, lo lesse tutta la notte, e la mattina andò in chiesa a confessarsi. Quale più grande ricompensa potrebbe ricevere un prete, uno scrittore, o qualsiasi uomo? In un caso come questo capisci che non sei nulla e nessuno: ti hanno solo consentito di essere lo strumento della provvidenza di Dio; hai fatto qualcosa di cui tu stesso non sei pienamente consapevole… Poi, all’improvviso, inizia a operare con potenza infinitamente più grande di quanto avresti mai potuto supporre.

— Una domanda del tutto naturale da parte di un lettore: ci sarà un sequel?

— Ci sto pensando ora. Recentemente ho dovuto viaggiare molto in tutto il paese, incontrandomi per lo più con studenti. Spesso gli interlocutori iniziano a raccontarmi le loro storie di vita. Ecco come mi è venuto il pensiero di compilare Santi quotidiani 2, e di offrire la possibilità di inviare tali storie, per esempio, al nostro sito web, Pravoslavie.ru. Metteremo le migliori sul sito per una discussione, e poi faremo un libro su quelle che hanno scelto i lettori.

Per quanto mi riguarda di persona, naturalmente è una bella idea fare un sequel, ma purtroppo io non ho tempo a sufficienza. Dopo tutto, sono un sacerdote e l’abate di un monastero, il rettore di un seminario, e per di più un funzionario ecclesiastico con una serie di obblighi di routine. Questo è il motivo per cui il libro non è stato praticamente mai scritto a una scrivania, tutta la scrittura ha avuto luogo per lo più “sulle mie ginocchia”: in macchina, in aereo, in viaggi d’affari, negli alberghi, e in tutta una serie di paesi diversi, dal Giappone alla Grecia.

In generale, se si parla di progetti, avevo un sogno di fare non un libro, ma un film, e avevo anche preso un accordo con uno dei nostri canali televisivi centrali per creare una serie in otto parti, i cui protagonisti sarebbero stati due uomini. Il primo è un santo russo, l’arcivescovo Luca (Voino-Jasenetskij), un professore, un medico di talento, che divenne sacerdote e poi vescovo nel 1927, al culmine delle persecuzioni contro la Chiesa. Come ci si poteva aspettare fu inviato ai campi di lavoro, da cui fu rilasciato in tempo di guerra per lavorare come chirurgo. Da arcivescovo, divenne il capo di tutti gli ospedali di evacuazione in Siberia, fece la vita di un asceta, e ricevette un premio Stalin di prima classe per il suo libro sulla chirurgia delle setticemie, su cui hanno studiato diverse generazioni di medici sovietici. Il secondo protagonista è Stalin. Si tratta di due mondi completamente separati nella Russia di quel periodo. E così, per la prima volta ho preso un mese di congedo, sono andato in Grecia sotto al monte Athos, e ho scritto tutti i punti principali della sceneggiatura, poi sono andato a Salonicco, ho lasciato la borsa con il computer in auto, sono entrato in un negozio, e al ritorno il vetro era rotto e la borsa rubata.

Pertanto, per realizzare questo sogno ho bisogno di trovare almeno un mese di tempo relativamente libero.

— Oltre che un sacerdote, lei è un noto personaggio pubblico, un segretario esecutivo del Consiglio Patriarcale per la cultura, un membro del Consiglio di Presidenza per la cultura. Dopo essere entrato in tutte queste strutture, e avendo rapporti con i rappresentanti dei circoli più elevati, come valuta lo stato attuale della cultura russa?

— Si vede chiaramente non solo la diminuzione palese della cultura comune, anche rispetto al periodo sovietico, ma purtroppo anche un visibile degrado morale. Anche nella cultura di tutti i giorni, e ci sono problemi con i mezzi di informazione. Questi ultimi, naturalmente, sono apparentemente liberi, ma il testamento che Pushkin ha dato a tutta la cultura russa – “ho risvegliato con la lira i suoi sentimenti” – la maggior parte dei mezzi di comunicazione di oggi e gran parte della cultura contemporanea non lo porta a compimento. Risveglia sentimenti arrabbiati, sporchi, ostili. La nostra TV era un modello tra i popoli. Fatta eccezione per due canali, il resto, per quanto si può accertare senza offendere, in sostanza, è diventato un libro di testo per la scienza dell’odio, del vivere senza vergogna solo per noi stessi, dell’adattarsi sfacciatamente ciò che si vuole, della derisione cinica della bontà, della sincerità, della purezza, e, infine, di uccidere e di trovare piacere in crudeltà mortali. E tali libri di testo sono fatti in modo molto invadente, efficace e di alta qualità. Non credo che i creatori di questi prodotti si pongano l’obiettivo dei cannibali. La ragione di questo orientamento folle è sempre lo stesso noto e volgare imperativo di mercato, che detta le esigenze più rudi, elementari, e naturalmente distruttive. La giustificazione per tutti questi prodotti avvilenti e cannibali è ben nota – rating e profitti. E il risultato è ovvio – l’impoverimento culturale della società, la sua criminalizzazione. Non dovrebbe essere così. Il nostro stato negli ultimi due decenni, con il pretesto di rifiuto di una società totalitaria, ha abbandonato funzioni di istruzione personale vecchie di migliaia di anni di. Ma anche il rifiuto dell’ideologia è un’ideologia. E quello che vediamo ora sugli stessi canali televisivi stessi – anch’esso è un’ideologia, distruttiva e priva di spirito. La parola “cultura” in latino significa “educare, coltivare.” Si tratta di coltivare, di sostenere, mantenendo ciò che è “ragionevole, buono, eterno,” invece di ciò su cui facilmente si ride in modo sciocco. E di estirpare le erbacce. Se si fa il contrario, qualsiasi tipo di terreno, anche nel campo spirituale del nostro paese, così attentamente coltivato dalle grandi figure della letteratura e dell’arte russa, dai migliori politici, dagli scienziati, dalle generazioni dei nostri antenati, che hanno costruito la Russia, e infine, dalle gesta ascetiche dei nostri santi – sarà sempre più invaso da erbacce .

Il problema del modello sociale oggi prevalente è che siamo riusciti a distorcere l’idea di base e della sovrastruttura. Si ritiene che l’economia, la materia – sia la base. Ma è una delusione crudele. È lo spirito che crea le forme e non il contrario. Finché non ce ne rendiamo conto e ri-orientiamo le nostre priorità, ci sarà di scarsa utilità.

Naturalmente, quando questo cambierà, prevarrà la ragione. Ma la domanda è – quando avverrà, e non sarà troppo tardi? Una strategia nazionale dovrebbe nascere nella cultura, nell’istruzione e nella formazione, e questa strategia sarà creativa solo se, nello sviluppo del nuovo, si mantiene la continuità spirituale, morale e storica. A quale tipo di uomo daremo il nostro paese nella prossima generazione? Quello insolente, senza scrupoli, crudele, che disprezzano il suo paese e si concentra sull’imitazione della primitiva e volgare comprensione dell’Occidente? O quello forte, giusto, saggio e misericordioso, pronto a servire con sacrificio la Patria e la gente? Ma la buona qualità non cresce da sola, senza un’attenta coltivazione e senza estirpare le erbacce.

Recentemente, nel Consiglio di Presidenza per la Cultura e le Arti c’è stato un incontro molto importante, sotto la presidenza del capo dello stato. I problemi di cui stiamo parlando ora, vi sono stati sollevati da molti. Credo che sia giunto il momento non solo di pensare, non solo di dire le parole giuste, ma anche di agire.

— Il 1 settembre in tutte le scuole della Russia è stato introdotto un corso di “Fondamenti di cultura spirituale e morale dei popoli della Russia”, e all’interno di questo corso la materia “Fondamenti di cultura ortodossa”, affrontata in modo laico. Qual è il suo atteggiamento nei confronti di questo corso?

— Se la formazione è corretta e appropriata, con un adeguato livello dei manuali di introduzione alle fondazioni religiose e alle religioni tradizionali in Russia – è certamente un obiettivo necessario e giusto. Nei paesi occidentali, soprattutto in Germania, c’è un’istruzione religiosa obbligatoria, e non un anno e mezzo a partire dalla quarta elementare, come da noi, ma per tutti i 12 anni. Lo stesso avviene in Grecia, in Finlandia. Sia come sia, dobbiamo capire che la Russia è un paese non religioso. Da noi va regolarmente in chiesa il 2-2,5% della popolazione, mentre negli Stati Uniti ogni domenica ci va più della metà della popolazione del paese. Anche in paesi come l’Inghilterra e la Francia ci va circa il 20%, vale a dire 10 volte più di noi.

— Lei fa molti viaggi, e parla con i giovani. Che tipo di domande le fanno gli studenti?

— Dalle nostre conversazioni risulta sempre più chiaro quali sono ora i problemi più preoccupanti per i nostri giovani, e questo significa che sono problemi di tutta la società. Il problema principale, accanto alle questioni di fede, sono le relazioni internazionali. Il secondo più importante problema è l’ubriachezza, l’alcolismo e la tossicodipendenza che si vede ovunque. Si ricorda come noi, una volta, abbiamo salvato i nostri popoli settentrionali dal suicidarsi con l’alcol? Ora dobbiamo farci la stessa domanda circa il popolo russo. Se ai russi, attorno ai quali il nostro paese si è formato, non si offre un sostegno reale, le province russe continueranno a bere e a degradarsi. Io dico senza esagerazione che ora è in corso una grande quantità di lavoro complesso, ma pochi lo sanno. Stanno passando leggi nuove e ragionevoli per porre restrizioni, e ai giovani si stanno offrendo alternative più sane.

C’è un altro problema che tutti sollevano a colpo sicuro: la mancanza nel nostro paese di politiche umanitarie sane e intelligibili. Ci viene spesso detto che non c’è alcuna ideologia in Occidente. Mi perdoni, ma che dire di Hollywood, per esempio? Non è una macchina ideologica che “costruisce” tutta l’America, e anche il mondo intero, secondo schemi ben definiti?

— L’eterna questione – il conflitto tra genitori e figli – ha assunto nuove funzioni nel tempo presente. L’internettizatione, o informatizzazione, è oggi allo stesso tempo un vantaggio e un pericolo. Le madri che hanno letto il nostro sito e sono preoccupate per la dipendenza dei loro figli dai social network, dai giochi per computer e dai gadget le hanno fatto una domanda. Cosa dovrebbero fare non solo per far sì che i loro ragazzi si sentano a loro agio non solo nel mondo virtuale, ma diventino anche esseri umani veramente degni nel mondo reale? Come possono trovare un equilibrio?

—L’educazione dei bambini è un grande processo creativo quotidiano. È un duro lavoro per i genitori e richiede costante e saggia attenzione verso i loro figli. Ho dovuto confessare molte volte persone in punto di morte. Le loro confessioni non sono di non aver guadagnato un milione in più, costruito una casa di lusso, o avuto successo nel mondo degli affari. Nelle loro ultime ore sono prima di tutto pieni di rammarico per non aver fatto qualcosa di buono, non aver aiutato o sostenuto la loro famiglia, gli amici, o anche i conoscenti casuali. La seconda cosa che tormenta quasi tutti prima della morte è di avere dato così poco tempo ai propri figli…

Mi sono assolutamente convinto che i genitori qui non conoscano la vita dei propri figli. Abbiamo fatto alcuni film sul tema della lotta all’alcolismo e abbiamo parlato con alcune ragazze adolescenti che studiano in scuole di qualità. Queste ragazze bevono alcol ogni giorno: cocktail energetici ben pubblicizzati, poi birra, e così via… tutti i giorni! Secondo il Dipartimento russo dei consumi, il 30 per cento dei ragazzi e il 20 per cento delle ragazze di età superiore ai tredici anni consuma bevande alcoliche ogni giorno. Ma i loro genitori non lo sanno. E c’è molto di più di cui i loro genitori non hanno alcun sentore. Ad esempio, il fatto che molti adolescenti di età dai tredici ai quattordici vivono una vita da adulti, e a diciassette anni sono già passati attraverso un gran numero di “partner”.

Queste cose non sono affatto rare, purtroppo. Ma non comprendo la loro reale portata di massa. Quale percentuale delle giovani generazioni sarà in grado di creare una famiglia normale se una percentuale enorme di matrimoni cade a pezzi dopo circa due anni? Pertanto, se parliamo del rapporto tra genitori e figli, sembrerebbe che dobbiamo prima parlare della continua, quotidiana, ma al tempo stesso saggia, discreta attenzione nei loro confronti. Questo è un lavoro enorme.

— Torniamo al libro. Sta utilizzando il ricavato per costruire una chiesa, è corretto?

— Abbiamo una chiesa nel nostro monastero, che è l’unica rimasta delle quattro originali. Ma non può contenere tutti i fedeli, e molti devono stare fuori, anche in inverno. Il Monastero Sretenskij si trova sulla Bolshaja Lubjanka, e sappiamo quello che è successo qui nel secolo scorso. [Il luogo era la sede dei servizi segreti, dove un gran numero di credenti fu torturato e ucciso, ndt] Vogliamo costruire una chiesa che sarà chiamata la “Chiesa dei Nuovi Martiri e Confessori della Russia sul Sangue, sulla Lubjanka.” Abbiamo programmato di consacrarla nel febbraio del 2017. Tutti i proventi ricavati dalla vendita del libro in Russia e all’estero andranno alla costruzione di questa chiesa.

— Lei è il responsabile della casa editrice nel monastero. Qual è la politica di pubblicazione e di assortimento?

— La nostra casa editrice è prima di tutto religiosa. Pubblichiamo libri sugli asceti antichi, sui santi padri, libri di storia, apologetica, una buona quantità di letteratura classica, e libri di testo per le nostre scuole superiori, utilizzati, tra l’altro, anche nelle scuole laiche. Pubblichiamo anche album d’arte. Ogni anno pubblichiamo 250-300 libri. Questo è fondamentalmente il nostro servizio principale, e allo stesso tempo, il nostro principale sostegno finanziario. Inoltre abbiamo un seminario in cui studiano 200 studenti per sei anni, e li sosteniamo economicamente. Abbiamo un orfanotrofio con 100 bambini che provengono da famiglie difficili e disfunzionali. Per loro ci limitiamo a dare sostegno finanziario, mentre insegnanti professionisti (inclusi sacerdoti con laurea in istruzione) e operatori sanitari si occupano del lavoro con i bambini. Anche il sito internet pravoslavie.ru richiede denaro per essere produttivo. Così, la casa editrice ha oneri umanitari, educativi e finanziari.

— Per quanto ne so, è una delle case editrici religiose di maggior successo in Russia. Dove altro si possono acquistare i vostri libri?

— I libri del monastero sono stati venduti per molti anni a “Biblio-Globus” [una delle librerie più grandi e popolari di Mosca – ndc]. Siamo molto grati all’amministrazione di quella società per aver dato ai nostri libri un elevato grado di attenzione. Questo è molto importante per ogni editore.

— Cosa preferisce leggere?

— Sa, ero un gran divoratore di libri. Leggevo i miei romanzi preferiti di Dostoevskij due volte all’anno. Ho amato i grandi romanzi di Lev Tolstoj. Anche i classici occidentali. E, naturalmente, Pushkin … Ma qualcosa mi è successo 30 anni fa e ho quasi smesso di leggere quelle opere, perché si è aperto davanti a me un intero continente di un altro tipo di letteratura – san Giovanni Climaco, sant’Isacco il Siro, san Giovanni Crisostomo, sant’Ignazio Brianchaninov, san Teofane il Recluso. Le loro opere sono così grandiose che dopo aver preso confidenza con loro non è così facile tornare a leggere bestseller. Di tanto in tanto leggo memorie; non mi piacciono le storie fittizie. A dire il vero, mi sento un po’ privato di letteratura moderna, ma come si dice, tutto dipende dal tempo. Devi leggere quando sei giovane e hai tempo – e tutta la vita davanti a te.

—Grazie per questa interessante conversazione!

“La vita spirituale non è un hobby per quale si può avere o non avere tempo”

Patriarca Kirill: “La vita spirituale non è un hobby per il quale si può avere o non avere tempo” – Intervista pre-pasquale alla rivista “Foma
 
L’uomo moderno ha bisogno della Chiesa? Come trovare posto per la vita spirituale in un ritmo da megalopoli? La Chiesa ha una ricetta per costruire una società giusta ed equa? Cosa possiamo rispondere alle pubblicazioni scandalistiche sulla Chiesa nei media? Alla vigilia della Pasqua il primo ierarca della Chiesa Ortodossa Russa, sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’, ha risposto a queste e ad altre domande della rivista “Foma”.

 

Vostra Santità, nei giorni di Pasqua in Chiesa si parla molto della gioia, ma quando si entra in metropolitana, spesso si vedono volti scontrosi, irritati… Perché nella vita delle persone non c’è molto posto per la gioia? Cosa dobbiamo fare in questo caso?

Quando l’uomo sceglie un percorso falso nella sua vita, nella profondità della sua anima si accende un allarme rosso, e si sente a disagio. La gente cerca in qualche modo di sopprimere questo segnale e spesso fa anche di peggio. La Parola di Dio dice che finché saremo impuri, non avremo pace. Ma possiamo trasformare la nostra vita – non da soli, ma con l’aiuto di Dio, possiamo uscire sulla strada giusta. La gioia e la pace vengono quando affidiamo a Dio la nostra speranza e facciamo la Sua volontà.

Ma questo presuppone che l’uomo si rivolga alla Chiesa. Ma come rispondere alla domanda: Perché l’uomo contemporaneo ha bisogno della Chiesa?

Ma per che cos’altro potrebbe vivere l’uomo contemporaneo? Ma qualsiasi “perché” implica uno scopo. Perché ho bisogno di una nave? Per attraversare il mare. Perché ho bisogno di conoscenze e competenze? Al fine di raggiungere i miei obiettivi. Perché ho bisogno di realizzarli? Ne vale la pena? Qual è il valore della vita umana?

Cristo ha fondato la Chiesa, perché in essa si riveli il significato e lo scopo della nostra esistenza: perché siamo qui, che cosa possiamo sperare, che cosa dobbiamo fare. E Gesù ci rivela che siamo creati per una vita buona e felice, che questi pochi decenni della nostra vita terrena sono un tempo estremamente importante della nostra preparazione per l’eternità, quando raccoglieremo i benefici di quelle fatiche che abbiamo fatto qui, sulla terra. E questa eternità può essere infinitamente piena di gioia, di felicità, di tranquillità, ma forse, ahimè, può anche non essere così. Anche la Chiesa è creata da Dio per il bene di un unico scopo – la salvezza eterna degli uomini.

Quando l’uomo comprende questo, quando si volge alla salvezza eterna, tutta la sua vita terrena cambia: gli alcolisti abbandonano i loro vizi, i criminali diventano cittadini onesti, la gente triste e perduta ricupera forza e vivacità. L’uomo che ha fede nel Salvatore e nella salvezza, è in grado di sopportare con speranza ciò che un altro non può sopportare perché vede davanti a sé prospettive eterne, e non temporanee.

L’uomo diventa un altro, cambia il sistema dei suoi valori. L’uomo trova il vero scopo e la gioia autentica in questa vita. Ciò che prima sembrava importante, prezioso, per cui l’uomo era pronto a fare qualsiasi cosa, anche ricorrere al crimine, diventa inutile e senza valore.

Dio ha creato l’uomo per una felicità e una gioia infinita. Dobbiamo tenerlo a mente.

Spesso le persone dicono che fare il bene è più importante che andare in chiesa, partecipare ai servizi divini, pregare, digiunare… Cosa dobbiamo rispondere?

Iniziate a fare buone azioni. Non date solo un centesimo una volta all’anno – un centesimo lo può dare un malvagio – ma vivete nel principio del bene. Si tratta di un sacrificio quasi impossibile.

Provate sul serio, ogni giorno a fare meglio, a fare secondo coscienza. E presto vi accorgerete che non si può, è necessario l’aiuto di Dio.

Solo Cristo non è unicamente un maestro che ci indica la strada della vita. Egli è il Salvatore, che con la sua morte e risurrezione ci offre la grazia con cui solo lui può cambiare la nostra vita. Come dice la Scrittura, “Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene” (Efesini 2:8-9).

Chiesa di Dio è una comunità di persone che condividono la stessa fede, pregano insieme e, soprattutto, compiono il Mistero dell’Eucaristia, come Cristo ha comandato nel Vangelo. E la parola di Dio, la Sacra Scrittura, dice una cosa meravigliosa: la Chiesa che celebra l’Eucaristia, è il Corpo di Cristo, in cui dimora la vita di Cristo. Rifiutare la comunicazione con la Chiesa, la partecipazione all’Eucaristia – significa rifiutare la vita stessa. Il Signore stesso nel Vangelo dice che se non partecipiamo dei santi Misteri di Cristo, non abbiamo la vita eterna in noi (vedi Gv 6:54).

Visita alla clinica oncologica pediatrica dell’Istituto di Ricerca di Mosca. Pasqua 2011

Una delle pazienti della clinica oncologica pediatrica ha donato a Sua Santità un suo dipinto

A volte portano esempi di sacerdoti indegni e pongono la domanda: cosa possiamo imparare da uomini di questo genere?

Io porrei la domanda in modo diverso: ma che cosa vorremmo imparare? Né un buon insegnante, né uno cattivo, ci può insegnare qualcosa che non vogliamo sapere noi stessi. Quando vogliamo assimilare qualcosa di utile, per esempio un lavoro, una disciplina scientifica o una lingua straniera – noi non diciamo che, presumibilmente, ci sono cattivi maestri, studiosi stupidi o insegnanti deboli e che per questo non impareremo. O piuttosto lo diciamo, ma solo in quel caso, se proprio non vogliamo imparare e trovare la causa.

Ma se vogliamo, riusciamo a trovare un buon insegnante. Così è anche nella vita spirituale. Se vogliamo imparare la retta fede e la vita pia, ci interesseranno solo i sacerdoti degni – che, vi assicuro, sono la maggioranza. Oggi in Internet si diffondono alcune “storie scandalose”; a proposito di queste non solo si verificano spesso deformazioni delle situazioni reali, ma si diffondono anche falsi intenzionali. E di quei sacerdoti che svolgono il loro lavoro con competenza, si scrive raramente; non danno motivo di scandalo. Allo stesso tempo, venendo in chiesa, vedrete piuttosto sacerdoti  di quest’ultimo genere.

È importante sottolineare qualcos’altro. Il sacerdote celebra i sacramenti, non per propria forza, ma per la potenza di Dio, e Dio non può privare i fedeli della grazia a causa dei peccati del sacerdote. Se siete alla ricerca del perdono dei peccati, dell’aiuto di Dio, Dio vi darà sicuramente l’uno e l’altro, e nessun tipo di peccato di altre persone potrà impedirlo.

Visita al centro di adattamento sociale per senza tetto. Pasqua 2009

“Se ci tocca sopportare tentazioni, questo non significa che la nostra vita è finita. Significa che Dio ci prepara per l’eternità”. Patriarca Kirill

Com’è che l’uomo contemporaneo, impegnato, può trovare il tempo per la vita spirituale?

Per questo è necessario trovare in modo corretto le priorità; la vita spirituale non è un hobby, non è un intrattenimento, per il quali possiamo avere il tempo oppure no. Si tratta di una base su cui costruiamo tutto il resto. Quando si preparano i bagagli, le cose possono stare in una valigia oppure no – non dipende solo dal loro numero, dalle loro grandi o piccole dimensioni, ma dipende anche dalla sequenza, dall’ordine in cui le sistemiamo. Quando passiamo la vita in cose vane, corriamo avanti e indietro, senza capire sempre per quale scopo, davvero non riusciamo a fare nulla – e ci stanchiamo molto.

Se iniziamo la giornata con la preghiera, abbiamo messo una base su cui tutto sarà costruito in modo corretto, e come dice la Scrittura circa l’uomo pio, tutto ciò che farà, aumenterà (Sal 1,3).

Ecco perché è così importante la tradizione ecclesiastica della preghiera. Preghiamo solo ogni mattina e ogni sera, qualunque sia la nostra disposizione. Chi è agli inizi forse avrà difficoltà a leggere tutte le preghiere, ma è importante che almeno cinque minuti al giorno siano dedicati alla preghiera, ma proprio ogni giorno, senza omettere alcun giorno – e vedrete come inizierà a cambiare la vostra vita. Più tempo si dà alla preghiera, più tempo si ha per gli altri. Può sembrare inaspettato, ma per molte persone è un fatto di esperienza.

Ma anche durante il giorno è possibile trovare un minuto, anche solo mezzo minuto per rivolgersi a Dio in preghiera, per ringraziarlo per tutto ciò che c’è stato di buono e di piacevole durante il giorno, per pregare per se stessi e per altre persone in difficoltà… La mancanza di tempo e la confusione dell’uomo contemporaneo si verifica in molti casi, a causa della poca preghiera.

Molti sono turbati da pubblicazioni anti-ecclesiali nei media e sui social network, da scandali con la partecipazione di membri del clero. Come reagire a tutto questo?

Coloro che hanno vissuto gli anni della dittatura atea – lo ricordo bene – sanno che anche allora i nemici della Chiesa si servivano della stessa matrice: che i sacerdoti sono persone avide, senza morale, che sfruttano l’ignoranza delle masse ignoranti… Questa non è una novità per noi. Cambiano i tempi, cambiano le bandiere, sotto alle quali militano le forze anti-ecclesiali, ma non cambia il loro scopo. In tutti i tempi – anche nei tempi antichi, anche ai tempi della persecuzione atea, anche ora – la battaglia è per lo stesso scopo – le anime immortali degli uomini. Il vero conflitto è condotto a livello spirituale, come diceva Fëdor Michajlovič Dostoevskij: “qui il diavolo sta combattendo con Dio, e il campo di battaglia sono i cuori degli uomini.”

Ora molte persone scoprono la fede, vengono a Cristo, entrano nelle chiese di Dio e partecipano ai Santi Misteri di Cristo. E quante più persone si incamminano sulla via della salvezza, tanto più alto è il grido delle potenze anti-ecclesiali: “No! No! Non andate in chiesa! Là sono tutti bugiardi, truffatori, ladri!” Pensate, chi può essere così spaventato al pensiero che l’uomo vada in chiesa, che si rivolga a Dio, chi è che non può sopportarlo? ..

Molti mi hanno detto che una certa campagna anti-ecclesiale li ha aiutati a diventare persone di Chiesa: se potenze influenti desiderano così ardentemente, che non entriamo in chiesa, significa che in essa c’è qualcosa di molto importante. Se fanno tanti sforzi, per impedirci di avvicinarci al calice dei Santi Misteri, significa che in questo calice c’è qualcosa di necessario per la vita.

Coloro che prendono parte agli attacchi contro la Chiesa, di solito non si rendono conto che sono diventati l’arma di forze pericolose che li usano per i loro interessi. Ma dovrebbero farci un pensiero in questa occasione.

Visita al Centro di adattamento sociale per invalidi “Filimonki”. Pasqua 2012

Il centro si trova sul sito dell’ex convento del principe Vladimir. Le chiese della Trinità e dell’Assunzione sono state gravemente danneggiate. Tutti gli edifici in legno del monastero sono stati distrutti, lasciando solo l’edificio in pietra delle cele. Nel 1994, la chiesa della Trinità del convento del principe Vladimir nel villaggio di Filimonki è stato restituito ai fedeli.

Permettetemi di ricordarvi ancora alcune cose ovvie. La situazione cambia quando le persone cambiano, e le persone cambiano quando vogliono cambiare. Non quando desiderano cambiare gli altri (nei confronti degli altri possiamo avere pretese di ogni tipo – non porterà a nulla), ma quando capiscono che le loro strade non sono corrette, i loro valori devono essere riveduti, la loro morale personale deve essere corretta. Tali persone si rivolgono a Dio con pentimento e con fede e vengono in chiesa per ottenere aiuto e cambiare vita.

La gente spesso si lamenta dell’amoralità della società: si sente circondata da disonestà, corruzione, asprezza di cuore, crudeltà, indifferenza… Com’è che la Chiesa può contribuire a cambiare questa situazione? E cosa rispondere a coloro che criticano la Chiesa perché in 20 anni di libertà religiosa la società non si è liberata da questi vizi?

È inutile aspettare che le altre persone cambino, che cambi la società nel suo insieme, se noi stessi non vogliamo cambiare.

Qualsiasi tipo di cambiamento per il meglio inizia dall’uomo stesso. Ora voglio ripetere le mie parole, che ad alcuni non sono piaciute: se diciamo una bugia nella nostra vita personale, familiare, in campo professionale, allora perché chiediamo così ardentemente che si compia la verità a livello generale, mentre non dovrebbe esserci a livello individuale? La gente cade in trappola da sola: tutti chiedono con veemenza al vicino di casa, al collega, al capo, di essere pii, ma non pensano sempre che dovrebbero essere pii essi stessi.

Anche qui, la Chiesa propone un’altra visione della situazione. La nostra afflizione principale non sono i peccati degli altri, ma i nostri peccati. Ricordate, come il personaggio della canzone “На дне” (“In fondo”), dice: “Ogni uomo vuole che il suo vicino abbia buon senso, ma a nessuno fa comodo averne.”

Questa è una comprensione materialista dell’uomo, in cui la cosa principale è la soddisfazione dei propri bisogni materiali, la realizzazione dei propri desideri, quando è conveniente circondarsi di persone di buon senso, quando noi stessi non riusciamo ad avere buon senso. Spesso le richieste fatte alla Chiesa suonano come segue: “Fate che il mio vicino abbia buon senso. Fate che io sia circondato da gente buona, onesta, gentile. E nel frattempo non infilatevi voi con i vostri insegnamenti per me.”

Visita all’orfanotrofio numero 15. Pasqua 2010

Sua Santità ha donato all’orfanotrofio un’attrezzatura di riabilitazione, e anche biciclette e giocattoli educativi. Ha anche visitato la sede di Miloserdie (Misericordia), ha benedetto i bambini gravemente malati e ha portrato loro doni pasquali.

Ma la Chiesa parla del Salvatore, che viene a salvarci dai nostri peccati, perché nessuno sarà mai condannato da Dio per i peccati degli estranei. Nessuno perderà la vita eterna a causa dei vizi altrui.

Essere felici, rifiutare il male, fare il bene, seguire i comandamenti di Dio – è importante farlo non tanto per il vicino, quanto è vitale farlo per noi stessi.

Fotografie fornite dal servizio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’.

Quest’intervista è stata pubblicata nel numero speciale di “Foma”, “Mosca Pasquale”, preparato dietro richiesta e sostegno del dipartimento culturale della città di Mosca.

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